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Leggo sapendo che sto Leggendo, una pratica di Consapevolezza

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La mindfulness ci regala un metodo che permette di trasformare qualsiasi attività in un oggetto di attenzione

Ricevo per mail da un amico dei suoi racconti inediti e spinta da curiosità inizio a leggere direttamente da computer. Presto mi accorgo che qualcosa non va, la lettura è stancante, frammentata e penso che, semplicemente, non sia il momento adatto.  Troppa impazienza, mi dico, e decido di scegliere con più attenzione il tempo da dedicare a questi racconti.

Riprendo la lettura, sempre a video, in un altro momento ma di nuovo qualcosa non va.  Mi accorgo di seguire solo la trama e non lo stile di scrittura, un aspetto a cui solitamente dedico molta attenzione, mi distraggo facilmente, vorrei prendere un appunto ma non so dove scrivere, provo a ricordare qualche riflessione ma la dimentico subito dopo, spesso devo tornare indietro e rileggere.

Intanto sento salire un sottile nervosismo e la curiosità che scalpita, mi dibatto tra il desiderio di andare avanti e di smettere per la fatica. Faccio appello alla mia pratica di mindfulness e scelgo di fermarmi. Capisco che per questa lettura ho bisogno di carta stampata.

La stampa cambia completamente lo scenario, vedere la forma che le parole prendono nelle pagine, più spaziose del video, ha un peso nel modo in cui mi predispongo alla lettura.

Lo sguardo che anticipa un’andata a capo o un dialogo, e intravede un’interruzione del “muro di parole”, contribuisce a rendere più attenta la mia lettura. Sono più presente, non mi perdo, posso sottolineare e prendere appunti nelle parti bianche della carta stampata che percepisco come spazi di libertà, zone d’aria. Mi accorgo che riesco a concentrarmi sulla storia e sui pensieri che emergono, sullo stile di scrittura, sul ritmo del racconto.

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  • Prima riflessione: se leggo qualcosa a cui voglio dedicare molta attenzione devo farlo nel modo giusto per me, cioè leggere su carta.
    A volte il ritmo è così evidente che mi accorgo del desiderio di leggere ad alta voce per ascoltarlo. Questa lettura apre uno scenario nuovo, aumenta la mia concentrazione ed emerge la musicalità. Alcuni racconti migliorano, diventano più godibili e mostrano aspetti nuovi. Mi accorgo di provare un sottile piacere nel pronunciare delle frasi in particolare come se quelle parole insieme generassero un’armonia speciale. In altri, invece, noto più facilmente i passaggi stilisticamente faticosi.
  • Seconda riflessione: se leggo ad alta voce sono più concentrata e colgo aspetti che nella lettura silenziosa mi sfuggono.
    L’esperienza della musicalità mi suggerisce di registrarmi mentre leggo ad alta voce per poi riascoltarmi, scoprirò altro? L’ascolto mi conferma qualcosa che in parte già conoscevo: se non sono io a leggere fatico a tenere la concentrazione e mi distraggo più facilmente. Provo ascoltando con gli occhi chiusi, noto un lieve miglioramento ma continuo a perdermi. Torno alla lettura su carta alternandola alla lettura a voce alta e subito mi accorgo che incontro il testo in un modo diverso. La concentrazione migliora.
  • Terza riflessione: quando ascolto qualcuno leggere la mia mente vaga di più.
    Mi chiedo se dopo l’esperienza a voce alta ricorderò questi racconti meglio di altre letture. La conferma arriva dopo qualche mese quando rileggo i racconti, mi stupisco di quanti particolari ricordi e di quanto la musicalità di alcuni mi sia rimasta impressa. Rileggendoli ad alta voce mi sembra di cantare una canzone di cui ricordo le parole.
  • Quarta riflessione: leggere sapendo che sto leggendo mi aiuta a ricordare.
    Dopo questa esperienza la lettura è diventata una pratica, che, come tutte le pratiche di mindfulness, chiede motivazione, pazienza e fiducia.

Scelgo una lettura breve, una poesia, un articolo, un racconto, il capitolo di un romanzo a seconda del tempo che dedico a questa pratica, mi siedo in una posizione confortevole e sto con qualche respiro che mi aiuta a stabilizzare la mente. Poi inizio a leggere in silenzio, dall’inizio alla fine, quando mi distraggo riporto l’attenzione al punto in cui mi sono persa e riparto da lì. Alla fine della lettura mi fermo per qualche istante in compagnia al respiro e poi inizio a rileggere, stavolta ad alta voce. Alla fine dedico qualche momento al respiro e all’ascolto di cosa emerge dopo queste due letture. A volte dopo qualche tempo torno sullo stesso brano e la rilettura mi regala quasi sempre qualche sorpresa.

Allenarmi a leggere in consapevolezza mi aiuta sia nelle cose che leggo per il semplice piacere di farlo sia nelle letture di lavoro. Per queste ultime, che siano documenti, relazioni, saggi o romanzi, ho imparato a fermarmi e chiedermi se il momento e le condizioni siano giusti e a leggere su carta, sempre. Questo ha cambiato radicalmente, e in meglio, la qualità della mia attenzione: migliora la comprensione, elaboro con minor fatica ciò che leggo, ricordo di più.

Ecco come dai racconti di un amico, che ringrazio, è nata la mia pratica di lettura consapevole, che mi ha portato ad incuriosirmi sia sull’uso della lettura ad alta voce, qui un interessante articolo di Annamaria Testa, sia sulla differenza tra lettura su carta e lettura a video.

Su questo tema ha scritto Maryanne Wolf, già autrice di “Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge”, che nel suo ultimo libro (bellissimo) “Lettore vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale” si chiede:

La qualità della nostra attenzione durante la lettura – su cui si basa la qualità del nostro pensiero – cambierà inesorabilmente via via che procediamo da una cultura basata sul testo stampato a una cultura digitale? Quali sono le minacce cognitive di una simile transizione e quali le promesse?

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