Così come il passato è la dimensione di ciò che non esiste più, il futuro è quella di ciò che non è accaduto ancora. Esso non esiste, eppure diamo per scontato di sapere cosa accadrà domani, tra un mese, tra un anno o dieci. Ciò accade perché il nostro cervello, per una serie di motivi, tende a semplificare la complessità del reale e quindi a proiettare nel domani il presente che conosciamo. Ma questa percezione fallace del futuro rischia seriamente di essere un problema, perché la realtà funziona in modo diverso.
Prova infatti a sospendere per qualche minuto la lettura e a ripensare al tuo passato personale. Richiama alla memoria eventi inaspettati che ti sono capitati, o risultati che hai ottenuto e che non pensavi di poter raggiungere. Estendi questa riflessione a tutti i campi della tua vita: dal lavoro alla famiglia, dagli hobby alle amicizie.
Come potrai constatare, la tua stessa storia personale non è un’autostrada rettilinea che corre in mezzo a una pianura: assomiglia più a un percorso tortuoso tra montagne e vallate, fiumi, laghi e mari. Un cammino lungo il quale la strada a volte la trovi già predisposta, altre volte devi tracciartela da te.
Dunque, la discontinuità fa parte della nostra vita da sempre. Questo ci insegna una cosa fondamentale: nulla del nostro domani è già predeterminato, più che di “futuro” è più corretto parlare di “futuri”, al plurale. Il domani è un insieme di possibilità anche molto diverse tra loro, alcune negative, altre positive.
Di fronte alla rosa di futuri possibili, possiamo decidere di lavorare alla realizzazione del “futuro preferito”, più che voler ottenere il “futuro ideale”. Quest’ultimo è la perfezione di ciò che vorremmo se fossimo onnipotenti. È statico, immutabile e, paradossalmente, non è detto che sia il meglio per noi date le circostanze. Il futuro preferito, invece, è l’incontro dei nostri desideri con la realtà effettiva, la quale si pone con i suoi vincoli, le sue limitazioni, ma anche le sue opportunità inaspettate.
Perché da un lato è vero che, per un meccanismo naturale, l’essere umano ha la tendenza a prendere in considerazione soprattutto le sorprese negative, a temere il peggio. Ma dall’altro è altrettanto vero che non sono meno possibili quelle positive. Le deviazioni da ciò che inizialmente pensavamo fosse il meglio per noi possono essere innescate da opportunità inattese, capaci di portarci ben oltre ogni futuro ideale che potevamo immaginare.
Farsi orientare dal futuro preferito, anziché da quello ideale, significa mettersi nelle condizioni di essere pronti a parare i colpi avversi del destino, ma anche e soprattutto a cogliere occasioni sempre migliori. Significa coltivare curiosità, apertura mentale, attenzione ai segnali di cambiamento anche apparentemente insignificanti.
In questo, la Mindfulness gioca praticamente in casa, poiché ci aiuta da un lato ad essere consapevoli di schemi mentali e coazioni a ripetere, dall’altro ad essere pronti a cogliere i segnali di cambiamento e le discontinuità più significative. Ci aiuta a stare con ciò che c’è navigando l’incertezza con attitudine proattiva e costruttiva.
Per cominciare a costruire il tuo futuro preferito, allora, comincia con il praticare l’apertura e la flessibilità mentale. Invece di aggrapparti rigidamente a un piano prestabilito, allenati ad adattarti alle circostanze mutevoli: non è una rinuncia, ma un tenere aggiornati percorsi e obiettivi.
Mantieni una mente aperta e curiosa. Il mondo è pieno di possibilità che forse non hai ancora considerato. L’apertura a nuove idee, esperienze e connessioni può portarti verso realizzazioni nuove e appaganti.
Il futuro preferito non è una destinazione fissa, ma un viaggio in continua evoluzione. È un invito a rimanere curiosi, flessibili e aperti alle meraviglie che la vita può offrire, soprattutto quando prende direzioni inaspettate.