Chi non ha mai provato la morsa della vergogna?
Proviamo ad avvicinarci e a guardarla più da vicino. La vergogna è un’emozione che ricade tra quelle che sono state definite emozioni secondarie. Queste emozioni a differenza di quelle primarie (rabbia, paura, tristezza, gioia, sorpresa, disprezzo, disgusto) sembrano svilupparsi grazie all’interazione tra persone.
La vergogna per essere provata richiede la presenza fisica o mentale di un gruppo di riferimento o, almeno, di regole interne di comportamento a cui attenersi. In generale, la vergogna è quell’emozione o esperienza dolorosamente intensa che nasce dalla convinzione della nostra imperfezione e quindi di non meritare di essere accettat* e di appartenere ad una comunità, è una questione di percezioni, il modo in cui ci vediamo dagli occhi delle persone che ci circondano.
Quando la proviamo sentiamo arrivare insieme, o subito dopo, sensazioni di paura, senso di colpa e disconnessione. Ma ci sono delle differenze tra la vergogna e il senso di colpa: entrambe riguardano l’autostima ma la vergogna riguarda chi siamo, mentre il senso di colpa riguarda un comportamento.
Facciamo un esempio: la Vergogna ci ripete “Sono una brutta persona”, mentre il senso di colpa ci dice “Ho commesso una brutta azione”.
In pratica la vergogna ci spinge a concentrarci su chi siamo piuttosto che su ciò che abbiamo fatto.
Spesso percepiamo, la vergogna come una ragnatela di aspettative socio – comunitarie stratificate, incompatibili e spesso contradditorie che determinano:
- Chi dovremmo essere
- Cosa dovremmo essere
- Come dovremmo essere
Quando temiamo di aver mostrato una parte di noi che potrebbe mettere a repentaglio la nostra connessione e il nostro diritto all’accettazione proviamo paura.
Ma paura di cosa? Dell’esclusione e della disconnessione. E la paura, credetemi, và a braccetto con la vergogna. Non esiste relazione più solida di quella tra paura e vergogna. Queste due emozioni cooperano per scatenare una tempesta emotiva, la vergogna genera paura e la paura genera vergogna. Difficile dire dove finisce l’una e inizia l’altra. Perché noi esseri umani siamo biologicamente, emotivamente, socialmente e cognitivamente cablati per la connessione. La vergogna, o paura della disconnessione, ci induce a temere molte cose tipo:
- Non essere perfett*
- Essere mediocri
- Essere fragili
- Ritenerci “sfigat*”
Quando ci vergogniamo il nostro stato difensivo si rifà alle reazioni istintuali di fuga, lotta, blocco. Gli stessi click cerebrali della reazione allo stress.
Vediamo ora quali strategie ci possono venire in aiuto per sviluppare una certa resilienza alla vergogna.
1) Alto grado di consapevolezza riguardo a: cosa scatena in me la vergogna?
2) Disponibilità a chiedere a chi mi sta accanto.
3) Capacità di dar voce alla vergogna.
È molto importante riconoscere la Vergogna quando fa capolino, essere consapevoli delle nostre vulnerabilità (può essere l’aspetto fisico, mentale, capacità, economia etc.)
Praticare l’apertura con chi ci circonda. Quando non ci apriamo, alimentiamo la nostra vergogna e creiamo isolamento, separando e isolando. Siamo cablat* per la connessione, fa parte del nostro patrimonio biologico. Nei primi anni di vita è un bisogno vitale, durante la crescita significa prosperare, è fondamentale perché chiunque ha bisogno di sentirsi accettat* e appartenere ad una comunità in cui, chi ne fa parte, ci accetta e apprezza per ciò che siamo.
Dar voce alla vergogna. Imparare a dar voce alla vergogna ci consente di cogliere una parte del suo sottile linguaggio, quindi esprimere i propri sentimenti e chiedere ciò di cui si ha bisogno.
Partendo dall’assunto che la vergogna è una questione di percezioni, quindi il modo in cui ci vediamo agli occhi degli altri, suggerisco questa riflessione che segue per praticare la consapevolezza critica con la mindfulness.
Fermati, chiudi gli occhi, fai almeno 3 profondi respiri e rifletti su:
Non voglio che mi vedano come __________________________
Non voglio che pensino che sono ____________________
Voglio che le persone mi percepiscano come ____________________________
Non voglio che le persone mi percepiscano come ___________________
E’ un utile esercizio che può aprirci una strada per riconoscere quale è la nostra tela della vergogna e iniziare a sviluppare resilienza. Ci serve coraggio. Il cambiamento non ha bisogno di eroi o eroine, ha inizio quando pratichiamo il coraggio ordinario.