Essere presenti in questa emergenza

In queste giornate tutto il nostro sentire è coinvolto nella situazione che stiamo vivendo. Vediamo cosa possiamo fare di semplice per tenerci saldi e presenti, nonostante il mare i tempesta di questo momento storico.

Ho appena finito di rileggere il famoso libro di A. Camus “La peste”, forse mai momento della vita è stato più adatto di questo e mi sono balenate alcune riflessioni che volentieri condivido.

Il periodo storico differente, un paese sperduto del nord Africa, in Algeria, Orano, la paura e le reazioni umane, le medesime. Studi svolti dopo altre pandemie nella storia (sars, peste, ebola) sull’impatto psicologico della quarantena e dell’isolamento psico sociale, ci dicono che avremo una lunga eco rispetto a ciò che stiamo vivendo. I rischi saranno collegati ai disturbi post traumatici da stress, disturbi d’ansia e disturbi depressivi. Il trauma che stiamo vivendo ci disconnette da noi stessi. Ma cosa è un trauma?

Il trauma è un accadimento improvviso, inaspettato, rapido (veloce propagazione, sia del virus che delle informazioni) che può mettere a repentaglio la nostra vita e/o quella dei nostri cari.

E’ incontrollabile, puo’ essere ovunque, ci sentiamo in pericolo e questo tocca un antico retaggio del nostro cervello più arcaico. Ci fa sentire impotenti e in gabbia senza possibilità di attacco o fuga.

Cosa possiamo fare fin d’ora per prenderci cura di noi, del nostro mondo interno e di quello esterno?

Iniziare fin d’ora. Oltre ad osservare le misure sanitarie che ormai tutti conosciamo, iniziamo a far fronte psicologicamente guardando e osservando ciò che stiamo vivendo. Così da acquisire comprensione e consapevolezza. Diamo nutrimento e buone informazioni alla nostra mente, non solo notizia spaventose e bollettini di guerra. Stiamo tutti, o almeno molti, vivendo tesi alla sopravvivenza, alla preservazione.

Difficilmente riusciamo a rilassarci, a provare piacere e a pensare ad un desiderio. Siamo continuamente all’erta, con i nervi tesi e molto spesso a guardare continuamente le notizie.

Passo dopo passo possiamo iniziare a prenderci cura di noi, partendo dal presupposto che possiamo accettare ciò che accade anche se non ci piace.

Comprendere che il dolore è una esperienza umana inevitabile, dipende da ciò che ci facciamo con esso.

Primo passo: stabilizzare il nostro piccolo mondo. Come? Facendo cose che sembrano banali e pratiche, piccoli gesti con generi di conforto.

  • Scegliere degli oggetti che ci facciano sentire in un nido, protetti e familiari
  • Allestire la nostra stanza/casa in modo tale da sentirci comodi.
  • Scegliere indumenti che ci diano conforto. Non stare in pigiama tutto il giorno. Scegliamo indumenti comodi che ci facciano sentire al caldo e gradevoli alla vista.
  • Prendiamoci cura anche con gli odori.
  • Utilizziamo la musica. NON usiamo solo il cibo o i dolci per darci conforto.

Secondo passo: usiamo un semplice esercizio basilare della mindfulness per sentire, approfondendo il nostro respiro.

  • Sdraiamoci su una superficie comoda e con una mano sull’addome portiamo la nostra mente al respiro sentendo che inspirando la pancia si gonfia ed espirando la pancia si gonfia.
  • Facendolo più e più volte il respiro diventerà più calmo e più profondo.
  • Se la nostra mente inizierà a vagare nelle solite ruminazioni mentali, inspiriamo nuovamente e portiamo al nostro addome l’attenzione.
  • Cento volte la mente vaga, cento volte riportiamo la nostra attenzione al respiro e al corpo, lì dove siamo.

Il corpo è sempre con noi, è la nostra vera casa e in questo momento ha bisogno di essere saldo e trattato amorevolmente.

Sentire il corpo ci darà centratura, la profondità del respiro ci aiuterà a calmare la paura.

Mai come in questo momento la Mindfulness si rivela essere un grande pronto soccorso emotivo a nostra diposizione. Proviamo ad uscire dalla modalità sopravvivenza per entrare nella modalità cura e poterci dare una tregua dal rumore del mondo.

Solo quando ho smesso di cercare casa dentro gli altri e

ho eretto le fondamenta

di casa dentro me, ho scoperto che non c’è radice

più intima di quella tra una mente e un corpo che hanno deciso di essere uno.

Rupi Kaur

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A presto!

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