Ogni giorno i nostri figli ci mettono di fronte a noi stessi, ai nostri limiti, alle nostre imperfezioni e inadeguatezze. Accade così con tutte le persone che amiamo. Vorremmo essere capaci di mostrar loro il meglio di noi ma questo desiderio irrealistico ci costringe spesso a fare i conti con quello che siamo.
Ecco dunque che i figli rappresentano un’ottima occasione per coltivare la consapevolezza e la compassione nella nostra vita. Consapevolezza dei nostri dubbi e delle nostre fragilità. Consapevolezza del fatto che non esiste il genitore perfetto, un modo univoco e corretto di agire. Compassione per i nostri e loro errori, per i difficili dilemmi che incontriamo, per la sofferenza che inevitabilmente ci attraversa ma che ci porterà sicuramente a crescere, insieme a loro.
Proviamo a vedere come. Porterò alcuni esempi di vita vissuta, tanto ho solo l’imbarazzo della scelta.
Anni 3, al supermercato: il bambino si butta a terra facendo un capriccio molto rumoroso e visibile, tipo battere i pugni a terra alla fila della cassa per ottenere un ovetto di cioccolato (posizionato guarda a caso proprio davanti alle casse!). Ti senti in imbarazzo, irritata, impotente. Vorresti risolvere al più presto la situazione ma incespichi, passi da un tono autoritario a uno seduttivo e pensi “Dio fa che la smetta!”.
RESPIRA
Anni 15, a casa: entri nella sua camera e ti metti le mani nei capelli. Inizi a sbraitare per il solito disordine inaccettabile (per terra libri aperti, carte di caramelle, pennarelli senza tappo, computer, telefonino, un maglione puzzolente, un reggiseno, un paio di fazzoletti sporchi, …). E lei cosa fa? la volta successiva, semplicemente si chiude a chiave dentro, così non rompi. Ti innervosisci ancora di più per questa mancanza di educazione (chi l’avrà mai educata poi?), ti senti rifiutata, sbraiti ancora di più. Che fare? Come risolvere la situazione?
RESPIRA
Anni 7, a scuola: la maestra ti convoca per parlarti di un episodio spiacevole che ha coinvolto tuo figlio. Dopo aver vagliato nella mente tutti i peggiori scenari, vai a colloquio e scopri che trattasi di un disegno sconcio donato a una compagna di banco. Imbarazzo, divertimento e contegno. Cosa devi dire ora alla maestra? E a tuo figlio?
RESPIRA
Anni 12, davanti all’Xbox: non si accorge del tempo che passa, come drogato continua a “sparare” a personaggi assurdi e non ti ascolta quando gli chiedi ripetutamente di spegnere. Che fare? Oscilli tra l’idea dello spegnimento forzato, proprio mentre sta battendo il suo record, candidandoti a farti odiare per almeno un paio d’ore successive, l’irrealistica speranza che si renda conto da solo della necessità di interrompere il gioco e la supplica, sì la supplica davvero inguardabile, allo strenuo delle forze. Quali alternative hai? Cosa farebbe la mamma perfetta nostra vicina di casa che non urla mai?
RESPIRA
Anni 16, tragitto casa-scuola: ormai è indipendente con il pullman, finalmente pensi di poterti rilassare un po’ … e invece un giorno perde il biglietto mensile, un giorno perde il pullman perché arriva tardi, un giorno non trova le cuffiette e come si fa a uscire di casa senza? impossibile! Tu genitore che fai? Sbraiti di nuovo, certo. Ma poi l’accompagni in macchina, ti attivi perché qualcun altro lo faccia, o lo lasci a casa a perdere un giorno di scuola (con sua somma gioia)? Boh, altra decisione impossibile!
RESPIRA
Anni 9, prima di andare a dormire: mi racconti una storia? Certo! Diciamo insieme le preghiere? Come no! Mi accarezzi la testa finché non mi addormento? Non c’è problema. Posso venire a dormire con te? Oddio, no, non so, anzi lo so che dovrei dirti di no e rassicurarti, qui nel tuo letto, che riuscirai ad addormentarti da solo. Ma che male c’è a dormire insieme, in fondo fa piacere anche a me .. sto sbagliando?
RESPIRA
Anni 14, una sera di maggio: posso non andare a scuola domani? Ho una verifica e non mi sento pronto, se andassi sarebbe un 4 assicurato e ho la media del 5,75! Resto a casa, studio e mi faccio interrogare la prossima volta che abbiamo lezione. L’hai visto in camera (a studiare?) tutto il giorno, ti pare un ragionamento accettabile, tra poco iniziano le vacanze, se prende un debito sai che rottura, che fai? Stai per creare un precedente, non solo per lui in futuro ma per i fratelli naturalmente. D’altro canto non vuoi essere rigida, ti sei trovata anche tu in quella situazione. Cosa faceva tua madre con te?
RESPIRA
Anni 8, davanti alla TV: tuo figlio si tocca bellamente i genitali per rilassarsi un po’. Wow mio figlio ha una sua sessualità, ma ha 8 anni? ma lo fa davanti a tutti? e se lo facesse anche a scuola? e se lo vedesse qualche pervertito? È normale o ha subito qualche forma di molestia? Oddio e chi potrebbe essere stato? Che cosa faccio o dico?
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Anni 11, alla partita di calcio: tuo figlio è il più scarso della squadra, resta in panchina 3/4 del tempo, tutti i sabati, e tu a congelarti regolarmente sugli spalti, poi finalmente la parola fatidica: “cambio”. Il mister gli concede i suoi 10’ di gloria. Il pubblico dei genitori grida “nooo”, forse non lo grida è vero, ma tu comunque lo senti. Sei agitata più di lui, che corre in modo disordinato, incespica e perde la palla, creando una meravigliosa occasione da goal per la squadra avversaria. Praticamente ogni domenica è uguale e il campionato è incredibilmente lungo! Dio fa che finisca questo supplizio, dovrei smettere di andare a vederlo? Litigare con gli altri genitori? Parlare con l’allenatore?
RESPIRA
Anni 12, all’uscita da scuola: una compagna “fighetta” di tua figlia le si avvicina con 2 altre amiche e le dice “ma come sei vestita? Sei ridicola!”. Risatina generale. “A te che te ne frega, mi vesto come mi pare e piace!” risponde lei abituata a questo genere di commenti quotidiani. Poi entra in macchina da te e, appena svoltata la curva, scoppia a piangere e ti accusa di comprarle dei vestiti di merda. La lasci sfogare, non reagisci, ti domandi che cos’hanno che non va quei vestiti, vorresti tornare indietro e dirgliene quattro alla compagna, o a sua madre, ma provi a coltivare la fiducia, se la caverà. Meglio rassicurarla o spronarla? Raccontarle di quando è successo anche a te o suggerirle un paio di risposte pungenti?
RESPIRA
Il respiro non è una bacchetta magica, ma come la mindfulness ci insegna, il respiro ci aiuta a uscire dal dilemma, dal dubbio e dal giudizio impietoso su di noi, sui nostri figli e ciò che li circonda.
Prendendoci una pausa di respiro, calmiamo il cuore, la mente e il corpo, impariamo ad attendere, ad avere pazienza e a guardare noi, nostro figlio e la situazione da una prospettiva più ampia, più gentile e compassionevole.
Respirando intenzionalmente e consapevolmente, possiamo uscire fuori dagli automatismi e dai copioni, perdonarci per i tanti errori e aprirci al magnifico momento presente, qualunque cosa ci porti qui e ora.
Buona pratica genitoriale a tutti!