“Per quanto tempo è per sempre?”
“A volte, solo un secondo”
Lewis Carrol
Alice, catapultata in una dimensione inattesa e sconosciuta, rivolge al coniglio bianco la domanda che molti di noi si pongono ogni giorno: “Quanto tempo è il tempo?”. Ci sono attimi che durano solo un secondo e altri che sembrano non finire mai.
Il coniglio, cronico ritardatario alla ricerca di un traguardo introvabile, sorpreso dalla domanda, si accorge della distrazione dell’orologio che ha sempre in pugno e risponde: “Per sempre a volte dura solo un secondo”; risposta chiara e netta. Nell’ottica della consapevolezza del momento presente, potremmo aggiungere “Dipende da te”.
Chiunque tra noi vive con il tempo una relazione personale e indefinita, instabile a tratti, di estrema confidenza in altri momenti. Quando tutto segue ciò che ci aspettiamo, il tempo scorre fluido, libero, controllato, sia nel tic tac inesorabile delle lancette sia nella nostra consapevolezza di avere tutto sotto controllo.
La soggettività del tempo è una caratteristica distintiva; nonostante i limiti temporali che possiamo mettere a riunioni, appuntamenti o i fogli Excel sempre più dettagliati che ci ricordano un planning preciso delle attività della giornata. Solo un orologio, proprio quello che il coniglio tiene sempre in bella vista, può offrirci una misura condivisa dello scorrere del tempo, ma se ci affidiamo solo a questa, rischiamo di dimenticarci di altre dimensioni centrali come il piacere di svolgere un’attività e l’interesse che ne possiamo ricavare.
Quante volte ci è capitato di sentirci immers* in un compito, lavorativo e non, in una relazione con le persone con cui si lavora o con chi fa parte della nostra sfera privata, al punto di “perdere di vista” lo scorrere del tempo? Ci sono momenti in cui l’aritmetico ticchettio delle lancette sembra diffondersi in una dimensione dilatata e allungata. Compaiono la focalizzazione e l’attenzione precisa, che ci conducono in un mondo altro, come quello di Alice, dove l’esperienza si colora di molteplici opportunità sensoriali e percettive.
Da piccoli siamo abituati a raccontare da un inizio alla fine, ma crescendo sono le emozioni che guidano spesso i racconti più che i resoconti fedeli del fatto in sé. Ci confrontiamo così con l’esperienza interiore, altrettanto concreta di quella esterna.
La gestione del nostro tempo, fisico ed emotivo, passa dalla capacità di auto-gestirci, per non arrivare a sentirsi incapaci di rispettare le scadenze, in colpa per non aver dedicato il giusto tempo a noi e a chi ci circonda, in affanno con la sensazione che “per fare stare tutto nel contenitore dei doveri e delle attività” servano solo giornate più lunghe e dilatate.
Una sensazione frequente, diretta conseguenza della rincorsa contro il tempo, è quella di ritrovarsi nella condizione del Coniglio Bianco, affannat*, sudati*, pres* da un compito diventato importantissimo proprio perché sembra di non riuscire a compierlo. Perdiamo cioè di vista l’opportunità di rivolgerci consapevolmente al tempo e alle attività, dando a ciascuna il tempo necessario e l’attenzione che merita.
Se permettiamo infatti che l’affanno prevalga, viviamo giornate in costante apnea e l’unico desiderio che possiamo avere è quello, quando possibile, di impegnarci in attività di “scarico”, spesso utili a sfinirci più che a farci ricaricare le energie.
Il tempo, al di fuori della consapevolezza, diventa una dimensione dove pieno/vuoto si alternano ciclicamente e inesorabili. Sentiamo spesso frasi come “Non mi rendo conto del tempo che passa se le giornate sono tutte uguali”; i giorni sono identici, le settimane e i mesi scorrono con il rischio di non riuscire a coglierne il valore e a assaporarne la straordinaria qualità.
Il tempo, oltre alla dimensione del fluire, interseca anche la dimensione energetica che ci caratterizza. Una gestione del tempo, improntata alla consapevolezza e alla cura di sé, offre un tempo preciso anche per le energie disponibili. È un invito ad una conoscenza di sé profonda che ci guidi nella percezione di quanto possiamo fare e di quanto impegno richiedano le attività, come se nel nostro foglio di planning potessimo inserire una nuova colonna, quella dell’energia che vogliamo dedicare a ciascun compito.
Ne consegue che, se il tempo diventa conoscibile e misurabile secondo i parametri dell’interesse, della soddisfazione e del piacere, anche le attività meno piacevoli e obbligate possono essere inserite nella routine come momenti tollerabili e gestibili. Ci saranno sempre compiti spiacevoli o momenti meno opportuni; sarà la nostra capacità di resilienza e di consapevole gestione di tempo ed energie a facilitarci nel trovare buone e tollerabili soluzioni.
E come possiamo sapere che questa strategia ci permetterà di essere produttiv*? In generale, trattare con cura noi e il nostro tempo è uno strumento necessario per migliorare la qualità dell’azione, ad esempio limitando che l’esperienza passata possa condizionare le azioni ma anche evitando la procrastinazione, per il timore di ciò che potrebbe succedere.
Un approccio consapevole nel momento presente non ci invita ad allontanare le azioni o a modificarle ma a conoscerci maggiormente, attraverso la pratica Mindfulness, per poterci poi rispecchiare nelle altre persone che incontriamo e contattare in ottica collaborativa e gentile i loro punti di forza o di debolezza.