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Pregiudizi: l’informazione non basta

Maschio, bianco, benestante, senza disabilità, eterosessuale, cisgender? Probabilmente hai subito poche discriminazioni ma sei consapevole del tuo potenziale impatto nel combatterle?

In Italia la percezione della discriminazione è più elevata rispetto alla media dei Paesi Ue, lo riportano tristemente i risultati dell’Eurobarometro. Proviamo a prendere consapevolezza del fenomeno

La discriminazione è una delle forme più comuni e più subdole di violazione ed abuso dei diritti umani.

Si verifica quando una persona è trattata con meno riguardo di un’altra in una situazione simile solo in quanto appartiene, o viene percepita come appartenente, ad un determinato gruppo di persone per età, disabilità, etnia, idee politiche, religione, genere, orientamento sessuale, …

Si nutre di stereotipi e pregiudizi, consapevoli o inconsci.

Ma cos’è esattamente uno stereotipo?

Uno stereotipo è una credenza generalizzata su un particolare gruppo di persone. La sua funzione cognitiva è quella di semplificare la realtà per velocizzare la nostra azione su di essa. Si basa su qualche esperienza personale o sulle impressioni che abbiamo acquisito durante la prima infanzia dalle figure di riferimento, a casa e a scuola, o attraverso i mass media. Successivamente, per ridurre la complessità ambientale e orientarci meglio, le impressioni vengono generalizzate e associate a tutte le persone che possiamo collegare a quelle esperienze.

E un pregiudizio?

Un pregiudizio è uno schema di pensiero rigido a priori, connotato emotivamente in senso negativo, che abbiamo su un’altra persona senza conoscerla veramente. Ha un’origine simile a quella dello stereotipo ma si caratterizza per la sua rigidità cognitiva, che altera la nostra percezione della realtà. Il meccanismo è quello di elaborare selettivamente le informazioni che confermano i nostri pregiudizi e non notare o dimenticare facilmente ciò che è in opposizione.

I pregiudizi, pertanto, sono molto più difficili da superare rispetto agli stereotipi.

Infatti, quando sono disponibili informazioni sufficienti, possiamo superare i nostri stereotipi ma non i nostri pregiudizi.

Solo un lavoro profondo di allenamento della consapevolezza può permetterci di riconoscere il pregiudizio e lasciarlo andare intenzionalmente.

La maggior parte di noi ha sperimentato, almeno una volta, nella vita e nel lavoro, una qualche forma di discriminazione ma è un dato di fatto che alcune categorie siano meno discriminate di altre ed è a queste categorie che ci rivolgiamo oggi, valorizzando il loro potere personale di influenzare, forse più di altre, il pensiero dominante, compreso quello stereotipato e pregiudizievole.

Per combattere le discriminazioni sono necessarie azioni sottili e dirompenti che nascono dalla consapevolezza dei nostri stereotipi e pregiudizi e dalla scelta intenzionale sia di disinnescarli nel proprio agire quotidiano – con nuovi pensieri, nuove frasi, nuovi comportamenti – sia di evidenziarli e stopparli, con gentilezza e fermezza, nel nostro ambiente quotidiano fatto di moltissime persone, con ruoli differenti.

Questo è un lavoro che chiunque potrà fare. E le aziende?

Ogni azienda che intende combattere seriamente le discriminazioni sul lavoro ha bisogno di avviare sia attività di informazione e formazione in senso stretto – utili a riconoscere stereotipi, pregiudizi e azioni discriminanti – sia processi di change management finalizzati ad accompagnare percorsi di consapevolezza più profondi, indispensabili per avviare cambiamenti autentici e radicali.

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