Appuntamento al buio.. con il tuo team

Avete mai provato a liberare uno spazio vuoto in agenda, senza scopo predefinito?

Avete mai incontrato o telefonato a un vostro collaboratore, senza sapere esattamente di cosa parlerete? Avete mai organizzato un meeting senza ordine del giorno?

È in questi spazi vuoti che si costruiscono e si alimentano le relazioni.

È in questi spazi destrutturati, e intenzionalmente protetti, che emergono le idee più innovative.

È in questi spazi liberi che ci si alleggerisce degli schemi comportamentali più consolidati e si sperimenta il cambiamento.

Le Neuroscienze lo confermano: negando al nostro cervello una pausa, diminuiamo la nostra capacità di pensare in modo creativo, affrontare strategicamente problemi complessi, gestire relazioni difficili.

La nostra mente pensa più chiaramente quando smettiamo di correre da un impegno all’altro e ci riposiamo.

In questi momenti arriva l’insight, ovvero l’intuizione: all’improvviso ci viene in mente una nuova idea per risolvere un problema o gestire un conflitto o migliorare un prodotto/servizio. Questo accade quando la nostra mente è libera e non sta rimuginando sul passato o pianificando attività future ed è predisposta all’immaginazione, aperta a ciò che emerge, senza aspettative e senza pre-giudizi.

Il lobo frontale – responsabile del processo di ragionamento, pianificazione, decisione e riflessione  – lavora in modo creativo quando usciamo dal fare, siamo calmi e ci sentiamo al sicuro. In questo stato di flusso, il cervello collega le idee casualmente e le consolida con conoscenze pregresse in nuovi schemi interpretativi, ideativi e risolutivi.

Il nostro corpo non è attrezzato per mantenerci in uno stato di benessere e salute sotto lo stress cronico della nostra vita frenetica. Alti livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, danneggiano l’ippocampo, l’area del cervello deputata all’apprendimento e alla memoria.

Quindi autoregolare i livelli di stress, facendo delle pause, disconnettendosi dalla tecnologia, uscendo dalle abitudini e dagli automatismi, è la chiave non solo per stare bene e relazionarci al meglio ma anche per massimizzare le prestazioni del nostro cervello.

Certo, stare nel vuoto può essere anche faticoso: ci si sente in colpa (con tutto quello che ho da fare!), si prova un po’ di disagio (mi sento strano, non sono nella mia area di confort), può emergere un po’ di ansia (non ho tutto sotto controllo, cosa succede adesso) e di giudizio o pre-giudizio (non serve a niente, ma chi l’ha detto, non si è mai visto, cosa sono queste novità, …)

La Mindfulness ci allena a creare spazi vuoti in cui fermarci, ascoltarci e ascoltare, con fiducia, senza giudizio e senza aspettative, pronti a cogliere e accogliere ciò che emerge, lasciando andare abitudini e copioni di vita, frequentando il disagio e imparando da esso, prendendo consapevolezza di come ogni giorno scegliamo di vivere la nostra vita, alzando lo sguardo e sperimentando il nuovo.

Saper stare nel vuoto, nell’indefinito, nel cambiamento continuo è una risorsa fondamentale per il Management, soprattutto in questo periodo storico che ci chiede di abbandonare le certezze e sperimentare un nuovo modo di pensare e di lavorare, un cambio di paradigma.

Il vuoto è lo spazio tra una parola e l’altra, tra una azione e la successiva, tra un incontro e la call che segue. Senza spazio tra le parole, senza la punteggiatura della pausa, diventiamo una sequenza di azioni, una dietro all’altra, che perdono di senso. Le nostre to do giornaliere diventano frasi scritte senza virgole, punti o punti a capo. Frasi pronunciate senza intonazione, senza anima, senza pathos come fossimo robot, macchine programmate per non fermarci mai.

Quanto è importante, dunque, oggi più che mai, re-imparare a fermarsi, a fare pausa, a lasciare spazio e creare vuoti protetti in cui essere e divenire, ideare e amare, conoscerci e fidarci, sperimentare e osare?

Non si tratta, come crede qualcuno, di un desiderio impossibile da realizzare, che si scontra con la cultura del fare, perché il fare trae beneficio dalla pausa e dalla sperimentazione, che ci rende più riposati, lucidi, curiosi, creativi, aperti, fiduciosi, appassionati, … e quindi ci permette di lavorare meglio e produrre risultati migliori.

Basta partire da qui, da oggi, da questa settimana, iniziamo a fare spazio in agenda. Come?

Ecco 4 idee concrete:

  1. lasciamo sempre 15’ vuoti tra un impegno e il successivo e non “sfruttiamoli” per fare una telefonata, rispondere a un messaggio o smaltire un po’ di attività di back office
  2. fissiamo in agenda ogni settimana un appuntamento con noi stessi, in cui pensare, meditare, sognare, camminare, nuotare, incontrare sconosciuti, immaginare, leggere, scrivere, osservare, ascoltare, giocare, fotografare, vedere una mostra, assaggiare un cibo nuovo, … anche in questo caso non vale approfittarne per fare una commissione, una chiamata, una lavatrice, ecc. lasciamoci guidare dal flusso, dall’dea che emerge nel flusso
  3. facciamo incontri one to one con ogni collaboratore fuori dal contesto aziendale, ogni settimana con un collaboratore diverso, invitandolo a fare una passeggiata, un aperitivo, una partita di tennis, un caffè, un giro in libreria, un cinema, un concerto, un mostra, un giro al mercato, …
  4. organizziamo meeting mensili con il nostro team senza ordine del giorno, possibilmente in luoghi non convenzionali (un parco, una cucina, un centro sportivo, uno spazio espositivo, un’associazione di volontariato, un centro ricreativo, una piscina, una barca, una SPA, un parco avventura, …), ogni 3 meeting strutturati programmiamone uno destrutturato.

Se vuoi approfondire questo tema di wellbeing consulta la pagina WEvolution

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