Pensieri killer – cosa sono e come disarmarli

Se ci fermiamo ad ascoltare i discorsi della nostra mente ci accorgiamo che un chiacchiericcio costante ci accompagna durante le nostre giornate.

Quando meditiamo facciamo anche questo, prendiamo consapevolezza di questa voce interiore che commenta, rimprovera, esorta, ricorda.

A dir la verità sono tante le voci e spesso discordanti. Si animano dibattiti e confronti dentro di noi.

Per esempio quando dobbiamo prendere una decisione, ci sarà una voce più coraggiosa, una più prudente, una voce ribelle, una impulsiva, una voce audace, una severa, una razionale, una emotiva, una voce adulta, una voce bambina, e via dicendo.

Saper riconoscere queste voci interiori che non sono udibili ma si fanno proprio sentire è una competenza chiave della nostra salute, fisica e mentale.

La pratica di mindfulness è una pratica di ascolto non giudicante di tutto ciò che c’è nel momento presente, fuori di noi ma anche dentro di noi.

Quando si impara a praticare la mindfulness, una delle prime constatazioni, è proprio di quanto affollata sia la nostra mente.

Impariamo a distinguere i pensieri dalle sensazioni fisiche e dalle emozioni, per poi notare le connessioni tra questi 3 livelli:

  1. Il livello cognitivo dei pensieri
  2. Il livello emotivo delle emozioni e dei sentimenti
  3. Il livello corporeo delle sensazioni fisiche

Allenandoci ad ascoltarli con attenzione, sviluppiamo 3 tipi di intelligenze: quella cognitiva del pensiero, quella emotiva e sentimentale, quella corporea e sensoriale.

Focalizzandoci sulla capacità di osservare i nostri pensieri, oltre a prendere consapevolezza del nostro dialogare continuo con noi stessi, la pratica di mindfulness ci aiuta a individuare quelli che ho chiamato “pensieri killer”, ovvero dei pensieri intrusivi e ripetitivi che uccidono una parte di noi, risucchiando risorse preziose per il nostro vivere, togliendo energia a ciò a cui teniamo maggiormente.

Ne elenco qualcuno, giusto per capire che sono pensieri di tutti noi, non sono pensieri che hanno solo alcuni ”poveri sfortunati”.

Provate a vedere quanti di questi intercettate regolarmente:

  • “Non sono abbastanza …. Bello, ricco, simpatico, giovane, ….”
  • “Capitano tutte a me”
  • “Non ce la farò mai”
  • “Avrei dovuto/avrei potuto”
  • “C’è qualcosa che non va in me”
  • “Se solo avessi … più tempo, più soldi, più charme, più amici, …”
  • “Ormai è tardi”
  • “Non ho tempo”
  • “Non posso sbagliare”
  • “Se non ci fossi io …”

Pensieri come questi ci sembrano delle verità, dei fatti indiscutibili e finiamo per crederci e identificarci con essi.

In realtà sono solo pensieri, prodotti cognitivi della mente, temporanei e transitori, che possiamo imparare a riconoscere e disarmare.

Come si disarma un pensiero killer una volta individuato?

Ci sono 2 modi fondamentali:

  1. Prendere consapevolezza del fatto che sono solo pensieri
  2. Lasciarli andare attraverso l’ancoraggio al corpo

Sembrano 2 soluzioni semplici da adottare, in realtà solo con un grande e costante allenamento riusciamo a fare nostra questa duplice prospettiva.

Quando impariamo a meditare ci sembra di essere invasi dai pensieri e che sia quasi impossibile lasciarli andare o considerarli solo dei pensieri.

Solo con la pratica quotidiana, possibilmente facilitata da una guida che ci aiuti a dare senso alla nostra esperienza, acquisiamo questa duplice competenza.

La bella notizia è

  • Che tutti possiamo imparare a farlo.
  • Che meditare è un appuntamento con se stessi che diventa presto un momento di cura e di attenzione preziosissimo.
  • Che i cambiamenti di prospettiva arrivano piano piano ma ogni giorno.

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