La consapevolezza può aiutarci?

La consapevolezza può aiutarci durante ed oltre il COVID-19 ?

Se connettiamo le nostre pratiche di contemplazione alle realtà sociali, possiamo creare un presente più sano e un futuro migliore.

Negli ultimi 12 mesi Transformation ha condotto una serie speciale sulla “Mindfulness e cambiamento sociale”, ideata per esplorare le relazioni tra le pratiche contemplative come la meditazione, le esperienze individuali di stress e forza, ed i problemi strutturali della società come il razzismo, il sessismo e la disuguaglianza.

Si potrebbe pensare che questi legami siano particolarmente importanti in tempi come oggi, dove la pandemia Coronavirus esercita eccezionali pressioni sugli individui, rivelando anche che queste pressioni siano distribuite in modo diseguale in base alla posizione sociale ed economica.

Ma è vero tutto ciò?
Per scoprirlo, ho chiesto i pareri di quattro importanti pensatori e praticanti nel mondo della Mindfulness. La prima è stata Rachel Lilley ricercatrice-praticante presso l’Aberystwyth University che lavora sulla formazione della Mindfulness per migliorare il processo decisionale e la collaborazione tra i funzionari pubblici del governo gallese. Ecco cosa mi ha detto:

Una crisi crea un particolare ambiente decisionale in cui sono necessari interventi a breve termine, rapidi, ad alto rischio e creativi. Come si possono prendere buone decisioni durante il Covid-19 senza esperienza o formazione? Un senior manager che tratta direttamente con i principali servizi sanitari ha dichiarato: “in oltre 35 anni, non ho mai affrontato nulla di simile in tutta la mia carriera, non ho nulla da cui attingere.” – un pensiero che fa riflettere.
Secondo lui e altri dipendenti pubblici con cui ho parlato, le intuizioni del programma di Mindfulness, combinate con le teorie del pregiudizio cognitivo e la recente scienza dell’emozione, li hanno portati a sentirsi più preparati, in grado di affrontare l’incertezza che stavano vivendo e la loro sensazione di essere sopraffatti. Uno di loro ha dichiarato che in passato sarebbe stato paralizzato, o più probabilmente avrebbe spinto su altre persone i problemi, piuttosto che occuparsene personalmente. La Mindfulness lo sta aiutando a fare un passo indietro e ad osservare i suoi processi di pensiero per quello che sono, spesso dominati da paura e dubbi.

Un altro ha descritto un membro della sua squadra come eccessivamente negativo durante una riunione dove si doveva prendere urgentemente una decisione critica.

“In precedenza avrei potuto zittirli, in particolare perché dovevamo agire rapidamente”, mi disse, ma questa volta, incuriosito dalla negatività, si è soffermato sulle preziose intuizioni contenute nella critica della persona. Comprendendo le emozioni come intimamente connesse al nostro pensiero e non come difetti umani che devono essere soppressi – o a cui dare il benvenuto solo  quando sono positive – i dipendenti pubblici le adoperano per lavorare in modo più efficace con gli altri.

L’attenzione crea il mondo, poiché ciò a cui assistiamo diventa la nostra vita, le nostre decisioni e i nostri comportamenti. In questo senso, la Mindfulness, quando viene insegnata tramite una struttura sociale e di sistema, non riguarda solo le persone che possono comprendere e regolare se stesse, ma anche il miglioramento di gruppi, organizzazioni e sistemi che riescono a lavorare in modo più efficace in una crisi complessa. Assistiamo e pensiamo insieme, non da soli, e siamo influenzati dalle nostre relazioni, dal nostro ambiente e dai nostri stati interiori.

Mark Leonard, che ha contribuito a creare l’Oxford Mindfulness Centre, definisce questa prospettiva come una più ampia “consapevolezza sociale”.

La Mindfulness funziona in due modi principali: aumenta la consapevolezza dei sentimenti nel corpo e regola le emozioni, aiutando le persone a essere consapevoli dei sentimenti che arrivano in risposta a un senso di minaccia… e poi li arresta prima che reagiscano senza pensare. Fare un respiro permette all’urgenza di passare e ci dà la possibilità di riflettere con più chiarezza, agendo più abilmente. Questo aiuta ad agire efficacemente, evitando l’esposizione alle infezioni da pandemie e riducendo il carico sui
servizi sanitari.

Un senso di minaccia del sé, spinge la parte risolutiva della nostra mente a capire che fare per sentirci bene. Ci affidiamo a queste competenze per darci il “diritto” di avere tutto ciò che vogliamo con poca preoccupazione dell’impatto che questo potrebbe avere sugli altri. Quindi, se vogliamo rotoli di carta igienica, tocca a noi andare a comprarli da soli – non è nostro compito preoccuparci che gli infermieri non trovino nulla sugli scaffali dei supermercati quando escono dal turno.

Le sfide sociali del lockdown, e le paure che nutriamo per il futuro ci spingono a cercare modi per gestire ansia e noia. Potremmo distrarci festeggiando con montagne di spaghetti o abbuffate su Netflix. Tuttavia, il COVID-19 ci sta dando l’opportunità di osservare bene noi stessi e chiederci se è possibile un mondo migliore. Se siamo preparati a fare questo, la meditazione consapevole può assumere un ruolo molto diverso, poiché è costruita appositamente per aiutarci ad affrontare verità scomode.

David Forbes, che tiene un corso sulla “consapevolezza critica nell’educazione” presso il CUNY Graduate Center di New York, approfondisce ulteriormente l’argomento chiedendo: “Di cosa siamo consapevoli?” Ecco la risposta:

Il potenziale per una società post-pandemica più evoluta è già qui. La crisi ha imposto cambiamenti politici e sociali nel governo, sui posti di lavoro, nell’istruzione, nella sanità e in abitudini inesplorate dalle persone. Tuttavia, le corporazioni guidate dall’avidità, i politici antidemocratici ed immorali, i media di destra e corporativi rimangono potenti forze che favoriscono il profitto sul bene pubblico. Se queste forze vinceranno, in parte dipenderà anche da quelli di noi che organizzano, resistono e combattono per un mondo migliore. Può la Mindfulness avere un ruolo in questa lotta? La risposta è sì, se colleghiamo le nostre pratiche contemplative con le realtà sociali.

La Mindfulness ci aiuta a capire come il senso di sé viene modellato dalla nostra esperienza nella società e in che modo la nostra programmazione sociale favorisce comportamenti che causano livelli terrificanti di sofferenza umana, distruggendo anche la biosfera. La pratica contemplativa può essere un mezzo per raggiungere un maggiore senso di sé che ci libera da un miraggio di motivazioni insensate ed egoistiche.

Da un futuro immaginato, si può pianificare e creare il tipo di società che desideriamo, quella che fornisce connessione, cura, gratificazione personale e realizzazione per tutti. Allo stesso tempo, possiamo impegnarci nella pratica della consapevolezza di non sapere, di essere aperti a ciò che sorge in modi imprevedibili. Come periodo di incertezza, il mondo post-pandemia genererà sia ansia che creatività. Potranno esserci tempi prolungati e
inquietanti in cui le routine si dissolveranno e i rituali perderanno di significato quando le persone formeranno nuove norme e pratiche. Coloro soffrono di depressione potrebbero avere difficoltà a impegnarsi nuovamente in attività sociali significative.

Una consapevolezza sociale potrebbe aiutarci ad affrontare queste sfide guarendo il dolore personale e creando nuove connessioni che alleviano l’isolamento e la sofferenza, sostenendoci per affrontare lo stress della vita con la pandemia e preparandoci per ciò che verrà dopo. Ma può essere ancor più di questo. In un mondo post-pandemico, la Mindfulness può aiutarci a passare a relazioni personali più evolute, istituzioni migliori e nuove strutture della società.

Tuttavia, come sottolinea Beth Berila – insegnante di Mindfulness e Direttore degli Gender and Women’s Studies presso la St. Cloud State University – collocare la consapevolezza in un contesto sociale come questo significa riconoscere il perché le persone hanno esperienze differenti di disagio.

Molti di noi, allo stato attuale del mondo, stanno vivendo ondate di intense reazioni: ansia, dolore, paura, tristezza, frustrazione, rabbia,solitudine… Tutto accentuato da realtà di perdita del lavoro, instabilità economica, isolamento, mancanza di assistenza sanitaria e di sicurezza.

Siamo stati condizionati ad evitare disagi a tutti i costi. Facciamo acquisti, ci abbuffiamo di Netflix, facciamo di tutto per evitare di stare seduti con quella sensazione di infondatezza e mancanza di controllo. Questo stato rivela le reazioni di difesa che emergono quando i nostri paradigmi sul mondo sono scossi. Quando proviamo paura e incertezza – che ora esistono comprensibilmente in dosi elevate – ci troviamo di fronte ai nostri meccanismi di “fronteggiare/evitare”.

L’ascesa del razzismo anti-asiatico e asiatico-americano è una manifestazione di questo modello. Una difesa molto comune per svelare i paradigmi è quella di creare un Noi/Loro e trovare qualcuno da incolpare. Questo qualcuno di solito ha un minor potere e una storia da “diverso”. Invece di sedersi con la paura profonda dell’ignoto, troppe persone si sono scagliate contro qualcuno da incolpare perpetuando il razzismo, la violenza e la divisione.

Questo è un esempio che rivela la differenza tra disagio e trauma. Come persona bianca della classe media, potrei sentirmi a disagio con il mandato di rimanere a casa, ma non sono pericoloso. Potrei avere paura dell’esposizione al virus quando vado a fare una passeggiata e i runner corrono troppo vicino a me. Quelle sono vere paure, ma non sono traumi.

Ma gli asiatici e gli asiatici americani sono insicuri in maniera viscerale, attualmente. Questo produce sia nuovi traumi, sia ne perpetua la storicità.

Aaron Thomas ci spiega come mai esita ad indossare una mascherina fatta in casa:

La paura di essere scambiato per un ladro armato è maggiore della mia paura per il COVID-19″. Molte persone di colore si sentono costrette in questa situazione a causa della violenza razziale.

Sia il trauma, sia il disagio – e la relazione tra loro – richiedono una spiegazione in questi tempi. Quando il trauma non viene curato mentre si scatena provoca spesso più danni all’individuo che lo sperimenta e agli altri. C’è anche un profondo apprendimento nel disagio che ho descritto. Invece di reagire in modi abituali che perpetuano il ciclo, potremmo guarire, spostare la dinamica del potere e consentire all’incertezza di aprire modi liberatori di connessione.

Come società, potremmo chiederci: cosa siamo pronti a lasciare affinché emerga qualcosa di nuovo? La trasformazione richiede di attraversare quel disagio e guarire dal trauma. Dall’altro lato di un attraversamento si trovano nuove possibilità.

Liberamente tradotto da Manuele Bravi- articolo di Open Democracy

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A presto!

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