Amo la solitudine, la sensazione di non dover dar conto a nessuno, di non avere intorno persone che ti chiedano una qualunque cosa. Richieste esplicite, ed è la parte più facile, o implicite, con aspettative e pretese varie. Quando sono sola ho la sensazione di poter fare quello che voglio nel momento in cui lo voglio. Un senso di libertà e di potere personale incredibile.
Allo stesso tempo la solitudine mi inquieta, si associa spesso a un senso di abbandono, esclusione, fatica esistenziale. Quando sono sola emergono tutti i miei fantasmi: le paure, le ansie, le angosce. Ricordi pesanti e prospettive future minacciose. Vuoto, assenza, mancanza.
È un luogo ambiguo la solitudine, un miraggio e un incubo. Mi fa camminare su un terreno scomodo e ignoto, che mi incuriosisce e mi attrae e allo stesso tempo mi turba e mi spaventa.
Spesso la solitudine si accompagna al silenzio, che è solitudine di parole, altrettanto capace di ammaliarmi e di tradirmi.
Quando sono in silenzio le parole scorrono sulla pagina bianca della mente. Voci conosciute e ignote che dialogano, bisticciano e quasi mai mi lasciano in pace. Commenti giudicanti, inviti gentili, dictat severi, sogni fantasiosi, desideri, incubi, previsioni, progettualità…
La meditazione mi aiuta a trovare piccoli frammenti di quiete e di vuoto in cui non mi sento sola ma unita a tutto il resto, momenti di connessione profonda e sincera con gli altri esseri umani e animali, con la natura, i panorami, i suoni e i profumi del mondo.
Chiudere gli occhi e respirare, focalizzando l’attenzione solo sul respiro, su quel lento movimento che accompagna l’inspirazione e l’espirazione, e lí risiedere senza fretta e senza pretese, mi porta pace.
L’intenzione è quella di portare nella mia quotidianità quel respiro lento e consapevole. Ovunque, mentre vivo la mia vita, esattamente com’è, mentre scopro di essere felice e mentre mi ritrovo senza speranza, mentre mi accorgo di essere viva e mentre mi sento attraversata dalla morte, mentre credo di essere forte e mentre trovo frammenti di me sparsi a terra.
Portare la mindfulness con me quando lavoro, scrivo, aiuto. Mentre parlo e mentre ascolto. Portarla a letto con me, quando dormo e quando sono insonne, mentre sogno e mentre faccio l’amore.
È così che a solitudine non è più solitudine ma incontro intimo con le tante me e con il mondo intero.
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