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La bellezza dell’attenzione

“Meditazione non vuol dire estraniarsi dal mondo. Significa vedere le cose chiaramente e assumere deliberatamente posizioni diverse rispetto ad esse”.

Mi sono imbattuta in questa citazione di Jon Kabat Zinn prima ancora di intraprendere un percorso di Mindfulness e se devo essere sincera mi confondeva un po’ e credo di non averla mai intesa correttamente.

Ho sempre avuto la convinzione che meditare fosse una pratica di rilassamento sia per il corpo che per la mente, che fosse un piacere e una forma di evasione dalla frenesia di tutti i giorni.

Dopo aver concluso il mio primo percorso di Mindfulness posso dire che ero in errore e di aver finalmente capito ciò che Jon Kabat Zinn volesse dire.

Ecco fin dalle prime sessioni mi sono resa conto che ciò che emergeva in me non era una sensazione di rilassamento, anzi, spesso, ciò che provavo era inquietudine, fastidio e sofferenza fisica.

Sicuramente stavo sbagliando qualcosa io: provavo a riaggiustare la posizione, cercavo di scacciare i pensieri intrusivi che affollavano la mia mente, ma niente, quelle sensazioni non andavano via.

Decisi allora di lasciar perdere per un po’ la pratica di formale che mi richiedeva troppo sforzo e di dedicarmi a qualche pratica informale come lavare i piatti, portare il cane a fare la passeggiata, lavarmi i denti al mattino, fare colazione ecc..

Ad ognuna di queste attività cercavo di prestare la mia massima attenzione, cercando di essere presente e consapevole di ciò che stessi facendo.

Questo mi sembrava più semplice: la mia mente era occupata e totalmente concentrata in ciò che stavo facendo.

Quindi pian piano ho iniziato ad applicare ad ogni attività che svolgevo questa idea di attenzione: nello studio, nel lavoro, con i miei cari, nel tempo che dedico a me stessa.

Un giorno, uscita di casa, non tornai a controllare di aver chiuso bene il cancello, come ero solita fare, e fu allora che mi resi conto di ciò che veramente la Mindfulness mi stava dando: la pratica mi aveva aiutato a vivere il presente più consapevolmente.

Prima ero sempre di fretta, cercavo di essere multitasking e il risultato era sempre un disastro: mi dimenticavo ogni cosa, tornavo a casa diecimila volta a controllare la porta, la piastra, i fornelli perché non ero mai sicura di averli spenti.

Ecco con la Mindfulness questo non mi succede più: ho imparato ad essere più presente, più attenta e più consapevole.

Ho imparato a prestare attenzione al mio corpo, a vivere momento per momento con consapevolezza senza preoccuparmi sempre di ciò che è stato e di ciò che sarà.

A lasciarmi andare quando serve e imparare a non reprimermi.

Ad affrontare la vita con la mente del principiante, sempre aperta a nuove prospettive vivendo ogni cosa come se fosse la prima volta.

Ad avere fiducia e pazienza nella pratica senza pormi obiettivi.

Se questi erano i benefici praticando così poco, quali potevano essere i benefici da una pratica quotidiana? Ho ripreso quindi la pratica formale scoprendo che tutte quelle sensazioni che provavo all’inizio facevano parte della pratica: era il mio corpo che cercava di avvisarmi, che cercava di dirmi che tutte quelle sensazioni erano lì e che io dovevo semplicemente ascoltare invece di ignorarle.

Allora mi fu chiaro ciò che Jon Kabat Zinn voleva dire.

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