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Viaggio e Mindfulness: coltivare lo sguardo del viaggiatore stando a casa

“Non ho mai tanto pensato, tanto vissuto, mai sono esistito e con tanta fedeltà a me stesso, se così posso dire, quanto in quei viaggi che ho compiuto da solo e a piedi”.

J.J. Rousseau.

Questa riflessione di Rousseau rappresenta al meglio come il viaggiare sia un’esperienza unica e fondamentale per il nostro benessere.

Durante il viaggio si abbandonano gli schemi della vita quotidiana e si esce dalla propria comfort zone. Non dobbiamo compiere sempre la stessa strada per andare al lavoro o siamo imprigionati nella nostra routine. Ci troviamo immersi in nuovi luoghi e stili di vita.

Solitamente non facciamo caso all’ambiente intorno a noi quando è familiare, invece quando viaggiamo siamo più recettivi.

È una questione anche di sopravvivenza, ci troviamo in luoghi nuovi e quindi cerchiamo di essere più vigli e cogliere ogni stimolo proveniente dall’ambiente esterno.  Non viviamo quindi in maniera passiva, ma sia dal punto di vista fisico che mentale, si è più attivi e consapevoli del momento presente. Molto spesso siamo reattivi ovvero rispondiamo agli stimoli passivamente, mentre viaggiamo potenziamo invece le nostre capacità attentive diventando recettivi, ovvero selezioniamo in maniera gli stimoli esterni e non reagiamo impulsivamente. Durante il viaggio, le coordinate spazio-temporali diventano il qui ed ora. Il passato e il futuro perdono importanza.

Quando viaggio amo parlare con gli abitanti della terra che mi ospita, non mi curo del tempo che scorre o delle tappe che devo raggiungere. Il viaggio è anche dialogo, ma un dialogo consapevole ed empatico con l’altro. L’altro molto spesso viene visto come una minaccia o un rivale, durante il viaggio invece diventa un aiuto e un regalo.

Ci fermiamo più volentieri a parlare con uno sconosciuto e chiediamo molto spesso il suo consiglio. Non siamo stressati da incombenze e ci gustiamo una chiacchierata con l’altro entrando in connessione con lui. In alcuni casi la lingua ci può frenare e quindi troviamo ogni modo per comunicare. Tutto questo ci permette di creare una comunicazione vera e consapevole. Mentre parliamo un’altra lingua o cerchiamo di farci capire, siamo presenti in quella nostra azione ed intenzione, non pensiamo ad altro. Il resto sparisce rimaniamo solo noi e l’altro e il nostro dialogo senza tempo e scadenze.

Durante i miei viaggi non ho mai passato un giorno senza un dolore fisico come una vescica o una contrattura. Ogni giorno inoltre sopraggiungeva una sfida o un imprevisto che non avevo programmato. Tuttavia sono sempre riuscito a superare tali problemi, camminando il dolore passava e in un modo o nell’altro le difficoltà che erano sopraggiunte trovano una soluzione positiva. Non vuol dire che non mi impegnavo nel risolvere queste situazioni e mi lasciavo andare, ma ero consapevole della loro transitorietà. Me ne curavo nel momento presente, ma sapendo che non sarebbero durate in eterno. Il viaggiare ci permette di comprendere la finitezza di molti problemi. Se durante il mio cammino mi fossi preoccupato in maniera eccessiva continuando a rimuginare sul mio dolore o sull’imprevisto che mi aveva colto avrei ingigantito il tutto e non sarei riuscito a risolverlo in maniera efficace. Il viaggiare ci dona questo sguardo consapevole, che ci permette di capire che tutto prima o poi se ne andrà.

Così avviene anche per le emozioni che accompagnano i dolori fisici ma anche i momenti belli che possiamo esperire durante il viaggio, vanno e vengono ma risultano essere anche più nitidi. La possibilità di apprezzare più intensamente le esperienze che si fanno durante il viaggio permette al viaggiatore di essere più consapevole delle emozioni che sta provando. Riconoscere e prendere più consapevolezza del proprio mondo interiore. Tutto questo permette di provare più intensamente le emozioni positive e di accettare la transitorietà di quelle negative.

È come se durante il viaggio sviluppassimo un nuovo sguardo più consapevole sia per quanto riguarda il mondo esterno e le nostre relazioni sia per quanto riguarda il proprio mondo interiore e i nostri vissuti. Uno sguardo più Mindful.

Ora  ci troviamo in una situazione che non ci permette di viaggiare in libertà, ma tuttavia possiamo coltivare lo sguardo del viaggiatore.

Possiamo prestare consapevolezza ad ogni nostro passo, notando i particolari del nostro ambiente quotidiano che davamo per scontato. Vi siete mai fermati a ad osservare gli alberi del vostro quartiere o particolari delle case come se foste entrati in questi luoghi per la prima volta?

Coltivare la curiosità che spinge il viaggiatore ad esplorare nuovi paesaggi nella nostra vita quotidiana può darci una mano a superare questo momento di difficoltà.

Come il viaggiatore che sa che potrà incontrare degli imprevisti lungo il cammino, perché è consapevole che sono intrinseci all’esperienza che sta vivendo, anche noi possiamo cercare di vivere questo momento come la vescica o contrattura muscolare che fa parte del viaggio. Perché come si dice sul cammino di Santiago: “el camino es la misma vida”, il cammino è la vita stessa.

Lo sguardo del viaggiatore ci permette di accettare questa situazione ma anche di apprezzare e godere pienamente i piccoli doni che ci offrono le nostre giornate. Apprezzare pienamente un abbraccio, una chiamata. Vivere appunto questi momenti relazionali in maniera autentica e vera.

Ricordarsi di coltivare questo sguardo non è semplice, ma ogni nostra giornata ci offre la possibilità di farlo. Possiamo farlo in maniera formale durante una pratica o anche in maniera informale prestando consapevolezza e facendoci guidare dalla nostra curiosità di viaggiatori. Così facendo potremmo arrivare a fine giornata con la sensazione di aver vissuto appieno e come dice Rita Levi Montalcini: “aggiungendo vita ai giorni e non giorni alla vita”.

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A presto!

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