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Come si fa a superare una delusione?

Qualche giorno fa ci ha scritto una persona della Community di MindfulVision chiedendoci :

Come superare le delusioni professionali quando lavori tanto per un progetto per un sogno per una idea che ti sembra perfetta e poi all’ultimo centimetro non si avvera e sfuma … come ripartire e come costruire qualcosa di nuovo superando il dolore?

Secondo tema più genitoriale … come gestire la assenza di un figlio che vive all’estero lontano per farsi la sua vita e il suo futuro? Sulla carta tutto è bello giusto e facile ma poi la sera vedi la sua stanza vuota e ti viene un po’ di magone. Come la Mindfulness può darti uno strumento per riprogrammare la vita e superare una assenza o un vuoto importante?

Le domande di Matteo, che chiameremo così scegliendo un nome di fantasia, mi hanno colpito molto, perché sono simili, pur afferendo a due ambiti di vita molto diversi, quello professionale e quello familiare. Molto spesso infatti ci affezioniamo ai nostri progetti, come fossero dei figli, con attaccamento e difficoltà a separarcene. Li partoriamo, li cresciamo, li coccoliamo, li proteggiamo e se, per qualunque ragione, loro escono dai nostri binari, dalla nostra vista, o dal nostro ambito di responsabilità, facciamo fatica ad accettarlo.

Possono arrivare a trovarci emozioni difficili, come la delusione, la rabbia, la confusione, la mancanza, la colpa, la tristezza, il senso di vuoto. Può attivarsi un pensiero che rimugina su quanto accaduto, che ci giudica, che si interroga su cosa avrebbe potuto accadere di diverso, su cosa avremmo potuto fare di differente, su quali azioni o parole dobbiamo mettere in campo.

Se avete notato, non ho scritto che “siamo” delusi, arrabbiati, confusi … anche se questo è il linguaggio comune con cui esprimiamo il nostro mondo emotivo. Non ho scritto che “siamo” incapaci di affrontare la situazione, che ci logoriamo nel capire se e cosa abbiamo sbagliato, che ci sentiamo in colpa per ciò che abbiamo fatto o non fatto.

Molto spesso infatti ci identifichiamo a tal punto con le nostre emozioni e i nostri pensieri da usare il verbo essere, come se fossimo un tutt’uno con la nostra rabbia, tristezza, ansia, come se ne fossimo travolti o impossessati.

Ho sottolineato invece, attraverso una scelta consapevole delle parole, che ci vengono a trovare delle emozioni e dei pensieri. Come degli ospiti che si presentano sull’uscio di casa.

Questa è una prospettiva che la Mindfulness ci allena ad avere ogni volta che meditiamo.

Una prospettiva di più ampio respiro su ciò che ci accade, che riduce la nostra sofferenza, perché considera i pensieri e le emozioni come fenomeni psichici imprescindibili che hanno però un carattere fenomenologico, cioè transitorio. Fenomeni che possiamo osservare mentre sorgono, si manifestano e svaniscono. Perché noi non coincidiamo e non ci identifichiamo con quei pensieri e con quelle emozioni.

 Consideriamo la rabbia, la frustrazione, la tristezza, la delusione, il pensiero giudicante, il pensiero anticipatorio, il pensiero rimuginante … come dei personaggi che si affacciano nella nostra vita, nel qui e ora della nostra esperienza per portarci un messaggio. La Mindfulness ci insegna innanzitutto a conoscerli, riconoscerli, accoglierli, non trattenerli e neppure respingerli, ma con fiducia aprirci al messaggio e salutarli.

Quindi Caro Matteo,  la pratica di Mindfulness può aiutarti innanzitutto ad accettare la separazione, accogliendo i sentimenti che alimenta, osservandoli e lasciandoli andare, fiducioso che ogni vuoto che si crea è uno spazio fertile per un nuovo atto creativo!

Ti suggerisco anche di leggere l’approfondimento di Alice Baroni nel blog MindfulVision sul tema del Lasciar Andare e ti suggerisco la pratica guidata “corpo cuore mente” tra le nostre pratiche gratuite su spotify.

Ti interessa approfondire la pratica di Mindfulness? Se sei interessat* per la tua azienda contattaci per scoprire le iniziative dedicate, altrimenti clicca qui per le proposte ai privati!

A presto!

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