La fine dell’anno ci confronta con una “soglia”: l’opportunità di congedarci da ciò che abbiamo vissuto per aprirci al nuovo.
Le esperienze “soglia” ci invitano a prendere contatto con i vissuti della perdita e, al contempo, con quelli della creazione.
Ciò che è nuovo ha bisogno di spazio per manifestarsi. Lasciare andare il passato rappresenta la condizione necessaria affinchè questo spazio si crei.
Ma che cosa significa lasciar andare?
Lasciar andare rappresenta una qualità importante da coltivare per sviluppare la consapevolezza Mindful. Un invito a smettere di “controllare”, smettere di “trattenere” e permettere alle cose di fare il loro corso, lasciando che siano ciò che sono.
Abbiamo molto piu’ spesso esperienza del contrario. Possiamo accorgerci nella vita di ogni giorno di una tendenza naturale a trattenere alcuni pensieri, sentimenti o situazioni. Magari perchè sono piacevoli oppure perchè ci preoccupano e abbiamo sviluppato un’abitudine a rivisitarli.
Ma, sebbene i pensieri possano rappresentare dei desideri o dei problemi della nostra esperienza reale, un pensiero, in fondo, è solo un pensiero.
Nella pratica della Mindfulness, esercitiamo la nostra abilità ad “essere presenti”. Cercando quindi di lasciare andare i pensieri o i giudizi che condizionano la nostra esperienza e le nostre idee su ciò che dovremmo sentire, pensare o percepire.
Ci apriamo a sentire, osservare e percepire ciò che c’è, dentro e fuori di noi, in questo momento.
Lasciar andare significa coltivare un’attitudine di accettazione per quello che è. Ad esempio quando facciamo esperienza di una sensazione spiacevole come sentirci tristi o ansiosi. A volte è impossibile cambiarla e opporci ad essa può peggiorare il modo in cui ci sentiamo. Se impariamo ad accettare un’esperienza indesiderata anche il disagio che essa genera diminuisce.
Lasciar andare è allora un’esperienza che possiamo fare quando prendiamo consapevolezza che qualcosa è “trattenuto” oppure “è contratto” nella nostra mente e/o nel nostro corpo.
A volte, infatti, è proprio il corpo a raccontarci di ciò che non può essere lasciato andare, che ci tiene ancorati alle esperienze del passato. Un senso di oppressione al petto o alla gola, crampi allo stomaco, una tensione muscolare. Sensazioni fisiche che sottostanno ad emozioni di paura, ansia e rabbia che il corpo ha trattenuto come memorie di eventi negativi.
Attraverso la pratica della Mindfulness esercitiamo la nostra capacità di sentire le sensazioni fisiche. Ci facciamo “amici” del corpo. Prendiamo coscienza delle sensazioni associate al rilassamento, così come delle reazioni fisiche ad emozioni o esperienze difficili e impariamo a prendercene cura.
Impariamo a utilizzare il respiro per autoregolarci, per tollerare le reazioni fisiche spiacevoli, creando uno spazio dal quale poterle osservare, senza esserne sommersi. Impariamo a riconoscere come le nostre sensazioni corporee cambiano e interagiscono con le esperienze psicologiche.
Il corpo, insomma, è il luogo principale dove esercitare la capacità di lasciar andare. Del resto, siamo esperti nel lasciarci andare ogni notte al sonno quando ci addormentiamo, così come nel lasciare andare l’aria inspirata per creare spazio al respiro successivo.
Questo continuo “lasciare andare” e “accogliere”, “nascere” e “morire” delle esperienze, accade nella naturalezza dell’essere, così come nei cambiamenti della nostra vita. Il cambio di una casa o di un lavoro, la separazione da una persona importante, una malattia, un viaggio o la nascita di un figlio. Mettendoci di fronte alla natura mutevole di tutte le cose.
In queste occasioni ci è data l’opportunità di vedere in modo pio chiaro e diretto la natura impermanente dei fenomeni. Ciò a cui Eraclito si riferiva con l’espressione “panta rei”: tutto scorre.
Proprio la possibilità di fluire, di scorrere insieme con il cambiamento ci invita ad esercitare e fare esperienza della possibilità di “lasciare andare”.
Quando smettiamo di resistere alle cose per come sono, abbandoniamo l’illusione di poterle controllare e accettiamo la nostra esperienza per quello che è (liberandoci da ciò che volevamo fosse), solo allora permettiamo alla vita di scorrere e al nuovo di venirci incontro.
“Posso lasciarmi andare alla profonda serenità dell’abbandonarmi a– e non dell’essere abbandonata da. Tutto scorre e posso abbandonarmi allo scorrere anzichè costantemente lottare con la corrente, posso entrare nella corrente, farne parte”. (C.L. Candiani, 2018).
Quando ci immergiamo e lasciamo andare le nostre certezze e le nostre paure, quando lasciamo andare l’illusione di essere al controllo e ci affidiamo alla vita e al suo scorrere, allora scopriamo che l’acqua, il fiume, la vita e noi stessi siamo la stessa cosa.