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Basta con la pretesa di piacere a tutti

Non piacciamo a tutti e non ci piacciono tutti.

Accettare, veramente e profondamente, questa semplice verità è difficile per molti di noi. I nostri sforzi spesso sono tesi al mantenimento di una buona immagine e a non tradire quelle che pensiamo siano le aspettative degli altri: capi, collaboratori, mariti, figli, genitori, amici, società più in generale.

Vivere per piacere agli altri è un po’ come lasciarci plasmare, smettere di essere ciò che siamo per diventare ciò che è giusto, ciò che è meglio, ciò che gli altri si aspettano, desiderano, pretendono da noi. In poche parole una forzatura!

Mia madre mi ha dato un cenno di approvazione, significa che sono bravo …

Il mio collega si è girato dall’altra parte quando sono entrata nella stanza, non mi considera …

Mio marito mi ha detto che sto bene con qualche chilo di meno, non posso più ingrassare …

Il mio capo mi ha elogiato davanti al team per il lavoro che gli ho inviato nel weekend, è bene che continui a rimanere sul pezzo 7 giorni su 7 …

Se mi infastidisco di fronte a una battuta sessista, mi dicono di farmi una risata, forse è meglio non esprimere quello che penso, risulto pesante …

Quando mi vesto secondo il mio estro incontro sguardi di disapprovazione, forse dovrei vestirmi come tutti gli altri …

Quando eravamo piccoli e nel corso del nostro sviluppo, lo sguardo dell’altro – in particolare di chi si è preso cura di noi – il modo in cui ci ha valutato è stato utile, anzi vitale, e ci ha permesso di conoscerci e costruire la base della nostra identità. Da adulti gli altri possono costituire una fonte preziosa a cui attingere informazioni circa il nostro modo d’essere e di relazionarci ma non possono essere la fonte del nostro senso di autostima. Il nostro valore è indipendente dall’approvazione altrui e si rinforza coltivando un amore incondizionato, senza se e senza ma, per ciò che siamo.

La Mindfulness ci insegna a essere quello che siamo pienamente, apertamente, creativamente, senza giudizio, uscendo da schemi di perfezione e dal dictat della mente come “non puoi sbagliare”.

Ogni volta che meditiamo coltiviamo intenzionalmente un atteggiamento gentile e onesto verso di noi. Ci guardiamo dentro e proviamo ad accogliere quello che siamo in quel momento, non importa se incontriamo una parte che amiamo o una che detestiamo. Impariamo a dare asilo a tutte le aree “straniere” di noi, a quegli aspetti cioè del nostro vivere, pensare, sentire, che sono estranei, sconosciuti, perché escono fuori dalle nostre limitate auto-definizioni e che emergono solo dedicando uno spazio di ascolto aperto e non giudicante come quello della meditazione. Solo così riusciamo a vederci per quello che siamo, unici e sempre diversi.

Uno dei momenti in cui ci rendiamo conto di quanto spesso facciamo dipendere il nostro benessere dall’apprezzamento altrui è quando questo viene a mancare. Quando ci troviamo in situazioni in cui qualcuno ci critica apertamente, ci giudica, ci rimprovera di qualcosa. Se la nostra autostima è vincolata dal giudizio degli altri, ci sentiremo malissimo, proveremo a nasconderci, a difenderci, a giustificarci, a fare pace, a cambiare a tutti i costi, o peggio ancora ad ammalarci.

La ricerca ossessiva dell’approvazione altrui genera in molti casi un senso di impotenza, una tensione costante che si manifesta con attacchi di ansia quando perdiamo il controllo della situazione.

Alcune persone usano il compiacimento per manipolare l’altro, per ottenere vantaggi individuali, altri non sanno proprio come relazionarsi in modo sano e hanno una così bassa autostima da pensare che chiunque scapperebbe se conoscesse la loro vera personalità.

L’autostima, peraltro, non dipende come sostiene qualcuno, dal ripeterci nella mente ogni giorno frasi positive, come “va tutto bene, sono una persona di valore, merito di essere felice” ma dal coltivare ogni giorno un autentico atteggiamento benevolo e gentile nei propri confronti, provando ad amare le nostre imperfezioni, a lasciarle vivere, senza identificarci con esse e senza respingerle.

La pratica quotidiana di Mindfulness ci aiuta a riconnetterci con fiducia a tutto ciò che siamo e ad agire in modo consapevole, responsabile, creativo e autentico, in base alle nostre intenzioni e nel rispetto degli altri. Ci accorgiamo di quando si innesca lo schema mentale del compiacimento, della seduzione, della ricerca dell’approvazione e ci fermiamo. Uno stop consapevole di respiro e di connessione al corpo ci aiuta a disinnescare gli automatismi comportamentali e ci permette di scegliere cosa vogliamo essere qui e ora.

Potremmo così decidere di non cambiare per essere come l’altro ci vuole – più docile, più magro, più conforme, … – e di non rinunciare alle nostre peculiarità, ai nostri tratti unici, alle nostre bellissime imperfezioni, semplicemente per piacere di più. Potremmo ascoltare con attenzione le tante richieste che ci arrivano e valutare autonomamente e nel rispetto dell’altro ciò che vogliamo e possiamo essere. Senza precluderci un cambiamento evolutivo e senza sentirci obbligati a forzare un cambiamento solo di facciata che ha invece un costo altissimo in termini di energia.

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A presto!

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