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Avere un sonno ristoratore: come la mindfulness mi ha aiutato

Per più di due anni ho sofferto di insonnia, una guerra che ho combattuto in solitudine nell’oscurità. Notte dopo notte, le mie energie si stavano lentamente consumando ed avevo sempre meno forze per affrontare la giornata successiva.

Ogni sera si ripresentavano gli stessi disagi della sera precedente, mi giravo e rigiravo nel letto, i pensieri affollavano la mia mente e mi tormentavano fino all’alba, finchè le palpebre si chiudevano per pietà. Con la luce del sole non potevo nascondere i segni delle mie notti in bianco: occhi gonfi e scavati, stanchezza, difficoltà a concentrarmi e a leggere.

Il corpo si muoveva per inerzia, l’umore era instabile, oscillando tra momenti di apatia e sonnolenza a picchi di euforia; non riuscivo a rispettare gli orari, soprattutto quando avevo impegni alla mattina, perdendo così esami in università, visite mediche ed appuntamenti di lavoro.

È stato però solo dopo l’inizio della pandemia covid che ho sentito finalmente di aver il tempo di cui necessitavo per sperimentare nuove “armi” e vincere la mia guerra contro l’insonnia. Prima di tutto avevo bisogno di trovare una risposta alla mia domanda: l’insonnia è un sintomo o una causa?

Il DSM-V (2014) definisce l’insonnia come la percezione soggettiva del proprio sonno come insufficiente o insoddisfacente nella qualità e nella quantità, con un conseguente stress e disagio durante le ore di veglia. Affinchè si possa diagnosticare tale condizione clinica è necessario che gli episodi si verifichino almeno tre volte a settimana e persistano per almeno tre mesi, nonostante vi siano adeguate condizioni per dormire. L’insonnia può essere l’effetto di più malattie mentali, come il disturbo da stress post traumatico o la depressione, e fisiche, come le malattie legate alla cattiva digestione; talvolta l’insonnia può essere la causa e contribuire all’insorgenza di malesseri psicofisici.

In Italia (Istat, 2020), circa il 30% della popolazione ne soffre ma solo una persona su quattro si rivolge ad un professionista. Nonostante abbia trascinato il mio problema d’insonnia per anni, personalmente anch’io ho preferito attingere alle risorse disponibili senza chiedere aiuto ad un esperto competente, cosa che adesso farei.

Solo grazie agli studi che ho intrapreso la soluzione si è presentata di fronte ai miei occhi, ormai affaticati e spenti: nel periodo del lockdown stavo preparando un esame universitario in cui all’interno del programma didattico erano stati inseriti degli approfondimenti riguardo il protocollo MBSR e così ho sentito il desiderio di introdurre nuove abitudini che mi aiutassero a gestire l’ansia e i pensieri che mi torturavano durante la notte.

Ho trovato nella mindfulness la soluzione per migliorare la regolazione emotiva, e di conseguenza la percezione del sé corporeo, in risposta allo stato di stress ed agitazione provocato dall’insonnia.

A poco a poco la mindfulness è diventata parte della mia quotidianità e un buon strumento a cui attingere nelle situazioni difficili proprio perché induce cambiamenti dinamici nell’attività cerebrale. Infatti, le pratiche meditative permettono di aumentare l’attività del sistema nervoso parasimpatico, legato al riposo e al recupero delle energie, in bilanciamento al sistema nervoso simpatico, necessario per portare avanti gli impegni della giornata.

Tale prerogativa la contraddistingue per i benefici verificati: un miglioramento della qualità del sonno, una riduzione dei tempi di addormentamento, e in generale un sonno più ristoratore.

Considerando la ricerca Effect of virtual reality meditation on sleep quality of intensive care unit patients (2020) gli autori hanno registrato un ridotto il tempo di veglia ed un aumento del tempo di sonno profondo nei pazienti del reparto di terapia intensiva che avevano sperimentato la meditazione. Il gruppo sperimentale ha partecipato ad una sessione di 30 minuti di meditazione prima di coricarsi attraverso l’utilizzo di uno schermo di realtà virtuale dove sono state proiettate scene naturali come montagne, mare o laghi. Dopo una settimana, i risultati dei pazienti del gruppo sperimentale hanno dimostrato che la meditazione influenza positivamente la qualità del sonno rispetto ai dati registrati dal gruppo di controllo.

Se siete arrivat* a leggere fino a qui è perché anche voi, come me, avete una guerra da vincere oppure avete voglia di avere più consapevolezza delle vostre abitudini scegliendo uno stile di vita più sano.

I benefici della pratica sono molteplici, io vi ho raccontato quale è stato per me e vi invito a scoprire lo stesso per voi!

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A presto!

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