Il lavoro educativo, così come il lavoro di cura, può richiedere molte energie, a volte più di quelle che sono a disposizione.
Il personale scolastico svolge un ruolo fondamentale nella salute e nella crescita di bambini e adolescenti e questa responsabilità si accompagna spesso a un profondo senso di coinvolgimento e di fatica.
Sugli insegnanti, infatti, si riflettono sia le dinamiche di sviluppo emozionale, biologico e cognitivo degli alunni (bambini o adolescenti che siano), sia le richieste provenienti dal sistema familiare e dall’istituzione educativa.
Queste condizioni possono diventare a lungo termine fonti di importante stress, soprattutto se sommate alle condizioni di incertezza, preoccupazione e allarme collegate alla pandemia e ai continui cambiamenti nella didattica, avvenuti durante questi ultimi anni scolastici.
Per tutte queste ragioni imparare a prendersi cura di sé stessi, fisicamente ed emotivamente rappresenta una risorsa fondamentale per gli insegnanti, per far fronte a richieste che potrebbero andare al di là delle loro possibilità di rispondere, portandoli all’esaurimento energetico e a situazioni di profonda fatica e disagio.
Rivolgere l’attenzione a noi stessi e al nostro corpo, orientare verso noi stessi le risorse di cura e di benevolenza, che solitamente rivolgiamo agli altri, può rappresentare un elemento prezioso per aiutarci a prevenire o modulare lo stress insito in ogni ruolo di cura o educativo.
Quando ci prendiamo uno “spazio di respiro” iniziamo a coltivare la consapevolezza di ciò che succede dentro di noi, di come stiamo.
Iniziando ad ascoltare i segnali del nostro corpo possiamo divenire consapevoli di come stiamo e prendere consapevolezza di ciò di cui abbiamo bisogno.
Occuparci di noi stessi ci richiede di prendere una pausa da tutto ciò che “dovremmo fare”, rallentare tutti i pensieri che affollano abitualmente la nostra mente e semplicemente fermarci un momento per notare come stiamo e di cosa abbiamo bisogno.
Quando ci fermiamo ed entriamo in ascolto del nostro corpo, delle sensazioni che lo abitano, possiamo fare qualche respiro profondo e chiederci: “Come sto in questo momento?” “Qual è il mio livello di energia?” “Ci sono delle sensazioni piacevoli o spiacevoli nel mio corpo?” “Posso riconoscere un tono emotivo?” “Di che cosa sento il bisogno?”
Sebbene come adulti siamo portati a rivolgere primariamente le nostre cure verso i bambini o gli adolescenti con cui ci relazioniamo, curarci di noi stessi rappresenta il primo passo fondamentale per poterci curare anche di loro.
Per molti di noi prenderci tempo per noi stessi, rappresenta un gesto di egoismo.
Tuttavia come dice Jon Kabat Zinn:
Se ritieni che aiutare gli altri sia la cosa più importante, la misura in cui sei in grado di farlo dipende dal tuo proprio equilibrio. Prendere tempo per “accordare il tuo strumento” e recuperare energia non è quindi una scelta egoistica: piuttosto è una scelta intelligente.
Allo stesso modo Thich Nhat Hanh (monaco vietnamita) ci invita a ricordare che:
Se non sai prenderti cura di te stesso e della sofferenza che ti porti dentro, non sarai in grado di prenderti cura degli altri.
Dentro queste parole si esprime la natura profondamente relazionale della pratica di Mindfulness e il potere trasformativo della pratica.
Coltivando uno spazio di pratica personale, prendendoci cura dei nostri bisogni e delle nostre ferite, offriamo agli altri la versione più saggia, consapevole e amorevole di noi stessi. Prenderci cura di noi allora è allora un profondo atto di amore e responsabilità verso gli altri.
Ecco alcune frasi emerse da un gruppo di insegnati delle scuole superiori, che ha svolto un breve percorso di Mindfulness con noi, nel descrivere ciò che attraverso la pratica di Mindfulness è stato possibile nutrire per sé:
”Potermi fermare e ascoltarmi”, ”Accettare ciò che c’è”, ”Diventare pienamente presente”, ”Entrare in contatto con ciò che mi manca”, ”Accedere ad un nuovo sentire”, ”Prendermi una pausa di calma”, ”Sentirmi leggera”, ”Connettermi a me stessa”, ”Nutrire il mio benessere e la mia serenità”.
Praticando la Mindfulness, possiamo rivolgere benevolenza verso noi stessi, guardare a noi stessi come a dei bambini piccoli, cullandoci e prendendoci cura delle ferite che portiamo.
La pratica di Metta o Amorevole gentilezza ci invita a rivolgere a noi stessi e agli altri, auguri di salute, felicità e amore. Focalizzandoci su questi auspici, coltiviamo la nostra salute intrinseca, la nostra felicità e l’amore verso noi stessi.
Ci accorgiamo che queste qualità esistono per noi, proprio in questo momento.
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