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La vita come pratica

Nella sua terza pratica di questo tempo sospeso e perturbante, Kabat-Zinn orchestra una sinfonia di cuori, di menti e di corpi al di là degli schermi: corpi e menti che pulsano, si emozionano, vivono momento per momento e scelgono di connettersi, di essere insieme, riducendo le distanze.

Kabat-Zinn ci ricorda che ‘la nostra stessa vita, e in qualche modo la nostra specie e il mondo, il nostro mondo almeno, dipende da questo’, ovvero dall’intenzione di sentirci uniti in un evento che è collettivo, che riguarda l’umanità e cui l’umanità può rispondere coltivando la saggezza insita nell’abitare la consapevolezza, momento dopo momento.

Ognuno strumento di compassione, di quella presenza aperta a se stessi che ci permette di essere meno reattivi e di suonare la propria parte di una sinfonia che ha come sempre, oggi più che mai, una valenza salvifica per noi, per chi amiamo, per il mondo che abitiamo.

‘Qui da dove vi parlo sono le due e sto iniziando il secondo giorno della nostra prima settimana insieme, in cui dedichiamo un’ora al giorno per connetterci e coltivare la capacità di essere soli anche stando insieme e fare pieno uso di ogni nostro momento in termini di vita come pratica, e questo nostro –  in un certo senso –forzato ritiro di meditazione in cui possiamo ritrovarci insieme per via delle attuali circostanze. 

Vorrei dire che per me è una curva di apprendimento perché sono solito relazionarmi con le persone dal vivo molto più che non online. Ma uno degli aspetti così potenti della rete è che siamo tutti qui insieme e abbiamo tutti fatto la scelta di essere qui insieme, e questo ‘essere insieme’ è un esempio di quanto davvero siano  interconnessi  i nostri cuori, le nostre intenzioni e i nostri diversi affetti, tra tutti i diversi paesi che sono rappresentati e siamo moltissimi qui. 

Perciò ogni giorno in cui ci impegniamo sarà un po’ diverso e ci saranno, per così dire, porte diverse per entrare nella stessa stanza di pratica. Prendiamoci proprio ora un po’ di tempo e ancora una volta con piena intenzionalità troviamo una postura in cui stabilizzarci, che incorpori attenzione,  dignità e sicurezza ovunque siate, in qualsiasi modo stiate ora, qualunque siano le circostanze in questo momento, immergetevi  nell’esperienza del corpo seduto, qui,  a respirare e semplicemente sostare in una consapevolezza del respiro che entra nel corpo e del respiro che poi lo lascia, e diventare amici del silenzio che c’è, che io stia parlando o no, il silenzio tra le mie parole, alla base delle mie parole, e il grande silenzio che c’è nel nostro essere, la quiete a cui ci riferivamo ieri quando parlavamo dei pensieri e delle emozioni simili ad onde sulla superficie dell’oceano e che possono essere molto tumultuose e agitate e a volte estremamente potenti e tuttavia se ci lasciamo andare più giù, se scendiamo al di sotto della superficie, troveremo un leggero ondeggiare e una quiete, e questo è tanto vero per la nostra consapevolezza quanto lo è per l’oceano e così, anche nel mezzo della completa catastrofe della condizione umana – e noi certamente ora vi siamo immersi – abitando la nostra postura possiamo davvero prendere posizione nel relazionarci pienamente con qualsiasi cosa stia accadendo e con la turbolenza e le sfide di questa situazione, e trovare una sorta di spazio di forza e chiarezza, di stabilità e calma, non come una fuga da qualcosa ma come una risorsa, non solo per resistere ma per affrontare meglio che possiamo ogni singola sfida, grande o piccola, che si presenta al nostro orizzonte e che è già adesso davanti a noi. 

E così, sostando in questo stato di veglia silenziosa, che è ciò su cui abbiamo portato l’attenzione ora, come abbiamo fatto ieri, sul senso del corpo come un intero, un tutt’uno,  seduto qui a respirare, cavalcando le onde delle nostre sensazioni momento per momento per momento, respiro dopo respiro dopo respiro.

Anche ora, scegliendo qualsiasi modo tu trovi più utile ed efficace per focalizzare la tua attenzione.

Per quelli tra voi che sono ancora nuovi a questa pratica, vi ricordo che la mente ha una vita sua propria e non starà necessariamente focalizzata in modo stabile sul respiro nel corpo, presto o tardi sarà trascinata qua e là, specialmente in presenza di una forte emozione, e ciò che è molto, molto importante e illuminante è tenere presente che non è un problema, non è un errore quando la mente lascia l’oggetto della vostra attenzione e se ne va da qualche altra parte. Le nostre menti stanno espandendo il loro campo di inclusione delle diverse esperienze. Perciò, l’invito è a notare ciò che accade nella tua mente quando ti accorgi che non è più ancorata al respiro e al corpo, notare solo quello che c’è nella tua mente e la tonalità emotiva di questo evento, quanto sia intenso e ancora, qualunque cosa si stia manifestando nel corpo come tensione o contrazione o risveglio di energia di una qualità, o di un’altra, e dove è collocata questa energia, e notare che tutto questo può accadere in pochi istanti.

L’invito è semplicemente a riconoscere dove è la mente ora e come si manifesta nel corpo, e poi lasciatela andare e tornate alle sensazioni del respiro e portatele  in primo piano ancora una volta nel campo della consapevolezza e poi, proprio come quando esercitiamo un muscolo questa attività prevede spesso moltissime ripetizioni, questo movimento dell’attenzione continuerà, ancora e ancora, e ogni volta con grande pazienza e gentilezza vi accorgerete di cosa la vostra mente percepisce ora e degli effetti che sta avendo nel corpo, qualsiasi essi siano, e poi semplicemente tornerete a rendere stabile e presente per prima cosa voi stessi, con la consapevolezza del corpo seduto qui,  con una postura eretta e dignitosa, o sdraiati o assumendo una qualsiasi posizione e respirando.

Questo è importante, perché noi non lavoriamo sul respiro. Stiamo semplicemente usando il respiro come ancora, mettiamo a fuoco la nostra capacità di essere presenti al respiro come un veicolo verso qualcosa di molto più grande che è aver fiducia che la nostra consapevolezza stia già contenendo tutto, e lo stia rendendo disponibile per noi in modi che sono davvero liberatori, davvero trasformativi e che ci diano veramente nuovi gradi di libertà per metterci in relazione con sfide molto molto difficili e cose non gradite.

Perciò abitiamo lo spazio della consapevolezza momento, per momento, per momento, e nello stesso tempo usiamo le sensazioni del respiro e del corpo intero per ancorarci in questa vasta dimensione di consapevolezza umana che è già nostra, non dobbiamo acquisirla, ma solo potervi avere accesso, nel modo più aperto possibile.

Solo questo momento, solo questo respiro che entra, questo respiro che lascia il corpo, solo questo riposo in questo momento senza tempo che chiamiamo ‘adesso’in piena consapevolezza. E solo per adesso lasciar andare il futuro, compreso il prossimo momento, e lasciare andare il passato e tutto ciò che è stato prima. Ed essere ben presenti qui, come se la nostra stessa vita dipendesse da questo e tu volessi partecipare a questa esperienza in modo profondo, forse puramente intuitivo ma nondimeno molto profondo. Tu già sapevi che le nostre vite dipendono da questo. Sapevi che non abbiamo cosa migliore da fare in questo momento.

In questo modo la consapevolezza e la tranquillità diventano del tutto sinonimi di presenza vigile, wakefulness, di mindfulness e di quella qualità spaziosa e aperta della consapevolezza che io talvolta chiamo heartfulness, pienezza d cuore. 

È tutto proprio qui. In questo silenzio, in questa inspirazione, in questa espirazione.

Dov’è la tua mente, proprio in questo momento, cosa senti nel corpo, proprio in questo momento? L’invito non è a pensare, a immaginare, ma a trovare, a sentire la tua strada per connetterti con i tuoi sensi, che sono molti più di cinque, e questa consapevolezza è necessaria affinchè essi  funzionino con il massimo dell’efficacia. Com’è nel tuo cuore, come’è nella mente, com’è nel corpo proprio in questo momento? Stai facendo conoscenza di questa esperienza non attraverso i concetti, ma attraverso la com-prensione di questo momento nella consapevolezza.

E, solo per divertimento, nel tempo che ci resta per questa pratica guidata, guarda se puoi espandere il campo della tua consapevolezza intorno al corpo seduto qui a respirare, lasciando che questo campo sia tanto grande quanto riesce a espandersi, così che possa includere suoni, per esempio, pensieri, qualsiasi emozione, qualsiasi agitazione interiore, qualsiasi accadimento, e semplicemente soffermati in questa ampiezza senza limiti di consapevolezza, che non conosce né circonferenze né perimetri e non conosce centro, ed soffermati ad ‘essere’ questo sapere che la tua consapevolezza è già presente e c’è sempre stata e questo comprende naturalmente il non sapere, e il sapere che davvero non sappiamo, e che questo non solo va bene, ma che è molto più allineato con la verità e la realtà delle cose. 

Così, possiamo semplicemente sostare nella consapevolezza, abitare questa consapevolezza e lasciare che qualsiasi cosa che si sta sviluppando ora emerga, come se talvolta la nostra consapevolezza fosse come il cielo. Tempeste, venti ed altre condizioni atmosferiche possono nascere nello spazio del cielo, dell’atmosfera: turbolenze, calma, luce, buio, pioggia, neve e questo accade anche nella mente, attraversata dalla  situazione del mondo, oggi, e noi lo stiamo osservando ampiamente in questa emergenza di pandemia e in questo collasso economico. 

Qui, ora lasciamo semplicemente che tutto  ciò che accade si manifesti nello spazio della mente, come le manifestazioni atmosferiche attraversano il cielo una dopo l’altra, e SOSTIAMO nel sapere che la consapevolezza può contenere tutto questo, e non prenderne parte in modo personale, perché alla fine sappiamo profondamente che non è, questa serie di eventi, qualcosa di personale.

Si possono verificare importanti conseguenze per noi, nelle nostre vite individuali personali, ma l’evento non è personale, e parte della nostra capacità di navigarci dipende veramente dalla nostra disponibilità a non prendere sul piano personale le cose che non lo sono e imparare a connetterci pienamente con questa profonda risorsa interiore.

Forse l’aspetto più fondamentale della nostra stessa umanità è la consapevolezza stessa, e la saggezza, la compassione e la chiarezza, la gentilezza, questa connessione che può offrirci non semplicemente un rifugio, o protezione, o un posto per stare da soli, ma ci offre un modo di essere in una saggia relazione gli uni con gli altri, vicini lontani, e con il mondo così com’è, e così sentirsi a proprio agio con esso solo soffermandoci nell’infinito spazio della consapevolezza. 

E se ti senti più a tuo agio a connetterti a un qualche tipo di àncora per la tua attenzione, allora il respiro e il senso del corpo intero mentre siedi qui non potrebbero avere valore maggiore, maggiore utilità, e ci accorgiamo che si tratta della stessa consapevolezza che tu ti stia ancorando ad un particolare oggetto di attenzione o che tu stia semplicemente dimorando in questa consapevolezza aperta, presente, in questa consapevolezza senza scelta come la chiama Krishnamurti. 

Lo spazio senza limiti è la caratteristica fondamentale della consapevolezza umana ed è così radicalmente più grande delle nostre personali narrazioni auto-centrate ed orientate su chi siamo. Così la silente attenzione aggiunge un’altra dimensione a come possiamo vivere una relazione saggia ed emozionalmente intelligente con la catastrofe della condizione umana, grande o piccola che sia, adesso, nel mondo in cui viviamo oggi, l’ultimo giorno di marzo del 2020; ed è possibile percepire che in questo momento senza tempo ci sono ampi gradi di libertà, disponibili per noi non perché siamo in una qualche posizione privilegiata, ma per la natura e per il valore di essere umani: queste sono profonde risorse interiori presenti nella nostra natura più autentica come specie. Infatti, il nome della specie Homo sapiens sapiens rispecchia proprio questo. La specie che è consapevole, e consapevole di essere consapevole. 

Possiamo fermarci qui, in questo momento, in modo leggero e sapendo al tempo stesso che la nostra stessa vita, e di fatto in qualche modo la nostra specie e il mondo, il nostro mondo almeno, dipende da questo e che manifesterà quella saggezza e quella compassione, ognuno a suo modo nella propria famiglia, nel proprio lavoro, nei propri affetti e nelle proprie aspirazioni.

In un certo senso assomiglia a una sinfonia, con ciascuno di noi che esegue la sua parte proprio qui su questa piattaforma, su questa rete cui tutti stiamo partecipando, avendo scelto di proposito di metterci in contatto, di sintonizzarci proprio adesso, e c’è saggezza proprio in questo che davvero dovrebbe essere riconosciuta. E così potete sentire che questa consapevolezza e il profondo silenzio che abbraccia è sempre presente anche mentre sto parlando, anche mentre state pensando e anche durante il tumulto emozionale nella mente e nel corpo. E può diventare, se noi esercitiamo questo muscolo o ci impegniamo in questa storia d’amore, può diventare quello che i neuroscienziati chiamerebbero la nostra modalità di base, di default, piuttosto che lasciare che la base sia il vagare della mente, la mindlessness ovvero assenza di consapevolezza, e la reattività emotiva che spesso dominano le nostre vite e le decisione che prendiamo nelle nostre vite.

Invece, noi possiamo abitare una modalità di base di consapevolezza. Ogni momento in cui lo facciamo, siamo già liberati, siamo già liberi, e già molto più ampi delle storie su chi siamo e perchè siamo qui, più grandi delle nostre paure, dei nostri fallimenti, delle nostre aspirazioni.

La nostra vera natura è già molto più ampia di tutto questo, e per questo motivo non c’è nessun altro posto dove dovremmo andare, dove arrivare, niente che dovremmo fare o raggiungere, ottenere, perchè siamo già, siamo un intero, siamo completi, e in questa completezza siamo chiamati ad incontrare il mondo. In questo momento troviamo noi stessi”

 Liberamente tradotto da Giovanna Fungi

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A presto!

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